PALERMO – La condanna diventa definitiva. Fabio Pispicia e Sergio Giacalone sono colpevoli di detenzione e porto illegale di armi. Si sono consegnati per scontare una pena di sette anni.
Un revolver Smith & Wesson calibro 38 e una 7,65 furono trovati nel marzo 2014 dentro la Fiat Uno a bordo della quale viaggiavano i due imputati. C’erano pure dei guanti e uno scaldacollo. Tutto faceva pensare che stessero per fare una rapina, ma non si è mai avuta conferma.
I due furono bloccati e arrestati dalla polizia nei pressi di piazza Lolli. Pispicia era ancora in macchina, mentre Giacalone si era allontanato. Il processo non ha chiarito per quale motivo quel giorno stessero girando armati. Dieci giorni prima del loro arresto Giuseppe Di Giacomo, fratello di un ergastolano, veniva assassinato in via Eugenio l’Emiro, alla Zisa. Si pensò ad un collegamento fra i due episodi, anche perché Pispicia è fratello del mafioso di corso Calatafimi, Salvatore, e cognato del boss di Porta Nuova Tommaso Lo Presti. Una tesi sempre smentita dai difensori. Le perizie, infine, escluse che la pistola fosse la stessa usata per uccidere Di Giacomo.