PALERMO – Prima diede loro mandato di mettere alle corde commercianti e ambulanti: “Cominciate a raccogliere i soldi… lo sapete tutti e due va… già ogni settimana ci sono questi del mercatino e poi gli altri tutti i discorsi delle putie”. Poi, li invitava a tenere una rigida contabilità: “Scrivi tutte cose e registri tutte cose… che poi una volta al mese vediamo quanto sono… sempre tutto registrato e scritto”.
A parlare nel 2013 era Onofrio Terracchio. Allora, sostengono gli investigatori, da poco nominato al vertice della famiglia mafiosa di Pallavicino-Zen. Chi fossero i suoi interlocutori resta un mistero. Al momento sono ancora classificati alla voce “non identificati”. Si tratta di due uomini del pizzo. Uno di loro aveva un ruolo delicatissimo: custodire il libro mastro della famiglia mafiosa. “Un’agenda”, come viene descritta nelle intercettazioni e di cui non è stata trovata traccia. Segno che, nonostante gli oltre cento arresti delle due operazioni Apocalisse, ci sono ancora pieghe oscure nelle dinamiche mafiose dei clan della zona Nord occidentale della città.
Tutti dovevano contribuire a rimpinguare la cassa di Cosa nostra. Anche gli ambulanti che si danno da fare fra i casermoni nell’estrema periferia dello Zen. “Allora l’offerta è per la settimana però dico ci sono quelli che ne danno cinque – Terracchio dettava le regole per la raccolta – quelli che ne danno sette, quelli che ne danno tre, nove, perché dipende pure dove stiamo andando…”.
Il pizzo ai giorni d’oggi si paga pure con gli spiccioli. “Con l’educazione ci dobbiamo andare… potete già cominciare dalla settimana che entra… e non andate a cercare autorizzazioni a nessuno perché vi sto autorizzando io”, aggiungeva Terracchio, dimostrando di avere acquisito il ruolo di vertice che gli è stato contestato con l’arresto di giugno e nella misura cautelare di domenica notte. Lo stesso ruolo che lo ha spedito al carcere duro.
Accanto a sé Terracchio avrebbe chiamato Davide Catalano, uno dei nuovi arrestati del blitz Apocalisse 2. “Vi dovete vedere con Davide – così Terracchio dava istruzioni ai picciotti – e parlate di tutti questi discorsi, gli dite che già avete parlato con me e che vi ho detto di parlare con lui e organizzarmi tutto questo discorso”. Il “tutto questo discorso” sarebbe riferito non solo alla raccolta delle estorsioni, ma pure allo spaccio di droga. La notte che lo hanno arrestato Catalano in casa aveva seimila euro in contanti. Si tratterebbe della conferma, dicono gli investigatori, che si sarebbe occupato della raccolta del pizzo per conto del capofamiglia. Pizzo che oggi si paga pure con gli spiccioli. Pizzo descritto minuziosamente nella contabilità del clan tenuta da un personaggio ancora misterioso.