PALERMO – Il fatto non sussiste. Con questa formula il giudice per l’udienza preliminare Fernando Sestito ha assolto Gesualdo Capuano e Antonino Cicerone, rispettivamente medico sportivo e presidente dell’associazione sportiva Asd Fiamma Rossa.
Erano sotto processo per la morte di Vincenzo Mutoli, il podista stroncato da un’ischemia cardiaca durante la Maratona di Palermo del 18 novembre del 2012. Mutoli aveva 46 anni. Si sentì male poco dopo la partenza in via Libertà. Le indagini della Procura si concentrarono sulla società sportiva dei vigili del fuoco a cui il corridore era iscritto. Inutili i soccorsi del 118 e il trasporto all’ospedale Villa Sofia.
Secondo la Procura, la morte poteva essere evitata se solo Capuano avesse fatto eseguire a Mutoli alcuni esami strumentali. Il legale dell’imputato, l’avvocato Mario Zito, ha fatto, invece, emergere la scrupolosità del medico che non si era militato a quelli previsti per il rilascio del certificato medico. La visita inoltre era datata marzo 2010 e cioè due anni prima del decesso. Dunque per il legale era impossibile stabilire il nesso di casualità fra l’attività del medico e la morte. Per altro, prima del tragico evento, altri sanitari si erano espressi positivamente sulla salute di Mutoli.
Diverso il caso di Cicerone a cui veniva contestato di avere falsificato il certificato medico, postdatando la scadenza in modo da iscrivere Mutoli nell’elenco dei maratoneti provvisti di certificazione medica. Secondo il giudice, però, non c’è prova alcuna, anzi il contrario, che sia stato il presidente dell’associazione a compiere la falsificazione. Da qui l’assoluzione per l’imputato, difeso dall’avvocato Giuseppe Inzerillo.