Pozzallo, Salvini all'hotspot | "Apriremo centri di espulsione" - Live Sicilia

Pozzallo, Salvini all’hotspot | “Apriremo centri di espulsione”

Foto della protesta davanti all'hotspot (Foto pubblica su Facebook)

Il faccia a faccia tra il ministro leghista e il sindaco Pd Ammatuna. La protesta.

IL TOUR
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POZZALLO (RAGUSA) – Faccia a faccia tra il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il sindaco Pd di Pozzallo Roberto Ammatuna prima dell’arrivo del leader della Lega all’hotspot della città ragusana. “Ho detto al ministro che Pozzallo vuole essere una città di accoglienza e legalità. Non ho condiviso le sue parole di ieri ma l’incontro è stato rassicurante”, dice il sindaco, esponente del Pd. Sulla chiusura dell’hotspot Ammatuna spiega che non è competenza del Comune ma sottolinea: “Non penso che il ministro possa pensare di chiudere una struttura così importante. Spero che l’interlocuzione virtuosa che c’era con Minniti continui ma il ministro mi è parso molto aperto”.

In particolare dal sindaco è arrivata la richiesta di costruire più banchine per l’attività commerciale, visto che gli sbarchi e l’attività dell’hotspot hanno limitato l’uso di quelle esistenti. E, commentando le parole di oggi di Salvini, il sindaco rimarca: “La Sicilia non è un campo profughi d’Europa, qui ci sono spiagge piene e turisti”.

“I centri di emergenza ci sono e ci saranno – ha detto Salvini, arrivando all’hotspot -. Bisogna aprire più centri di espulsione e fare accordi con i Paesi di origine. Se si tratta di avere dei luoghi di trattenimento dove i migranti sono chiusi e non escono dalla mattina alla sera come ora qualunque sindaco sarà d’accordo”. “Se costeranno troppo i respingimenti? È più costoso mantenere in Italia, negli alberghi, 176 mila persone. Spendiamo una parte di quei soldi per accordi con i loro Paesi origine, per costruire un futuro per queste persone là”. “Servono strutture chiuse, protette, per gente che deve essere espulsa. Oggi succede che gli dai un foglietto e gli chiedi l’autoespulsione che evidentemente non avverrà mai”, sottolinea Salvini. “E’ una follia, bisogna parlarne anche con il ministro della Giustizia, qui c’è qualcuno che ci guadagna e ci sono delle terre i cui abitanti non dovrebbero neanche chiedere asilo”, aggiunge.

Poi il ministro ha annunciato: “Il governo italiano dirà no la settimana prossima alla riforma del regolamento di Dublino e a nuove politiche di asilo, occorre ricontrattare in Ue” il dossier migranti. E a chi gli ricorda la solidarietà di Germania e Francia Salvini ribatte: “Aspettiamo che passino dalle parole ai fatti”. Ad accompagnarlo il presidente della Regione Nello Musumeci e il deputato leghista siciliano Alessandro Pagano.

Ad attendere il ministro dell’Interno Salvini all’hotspot c’erano il tricolore e la bandiera della pace, cori di protesta e cori d’accoglienza: due gruppi opposti. Il primo arrivato per contestare il leader della Lega lo “accoglie” con ululati, coperchi di pentole che sbattono e il grido “Via Salvini”; un altro gruppo, meno numeroso, di persone intona cori di tutt’altro tenore e al grido “Matteo, Matteo” applaude l’arrivo del ministro. Tra loro sventola anche una piccola bandiera italiana. Inevitabile che, dopo l’arrivo di Salvini, gli esponenti dei due gruppi vadano allo scontro tra chi sostiene il “prima gli italiani” di marca leghista e chi invece pone l’accento sulle torture che i migranti subiscono nei loro Paesi. Volano urla ma lo scontro resta solo verbale.

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