Presidenza, Mangano (Idv):| "Non condivido il metodo" - Live Sicilia

Presidenza, Mangano (Idv):| “Non condivido il metodo”

Il consigliere comunale di Idv, Alberto Mangano (nella foto), su Facebook critica il partito per il modo in cui ha scelto il nome di Totò Orlando come presidente di Sala delle Lapidi.

SALA DELLE LAPIDI
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L’elezione di Totò Orlando alla presidenza di Sala delle Lapidi ha lasciato tutti contenti. O forse no. Nonostante il primo inquilino del consiglio comunale sia stato votato da 49 consiglieri su 50, dopo un fine settimana che il gruppo Idv ha passato a discutere del nome cui affidare la responsabilità della guida del consiglio comunale.

A correre per la poltrona, infatti, era più di un dipietrista e fra questi anche Alberto Mangano, figura storica dell’era Orlando e dato fino all’ultimo tra i favoriti. La prima riunione, andata di scena venerdì sera, si era risolta con un nulla di fatto e il giorno dopo, sabato, è toccato al partito indicare un nome su cui far convergere i 30 voti. Una scelta che a Mangano proprio non è andata giù, come lui stesso ha scritto ieri notte sul suo profilo Facebook. “In queste ore molti amici, e anche solo conoscenti – si legge nella riflessione pubblicata sul social network – mi hanno chiesto come mai non sono stato indicato quale candidato alla presidenza del consiglio comunale. E di rimando se fossi rimasto deluso da una scelta diversa. A questi amici ho risposto con franchezza che sì, mi è rimasta un po’ di delusione”.

Uno stato d’animo che il consigliere spiega così: “Non è stata tanto la scelta diversa dalle mie aspettative, quanto il modo. Non essendo un giovane alle prime armi e neanche un ‘pasdaran’ con il quale è difficile ragionare, mi sarei aspettato quanto meno la richiesta di un’opinione preventiva sulla proposta, e dopo, un ringraziamento per non avere ‘imputtanato’ la situazione. Ma questo attiene innanzi tutto l’educazione che in politica è merce rara”. Non un attacco a Totò Orlando, quindi, ma una critica alla condotta del partito che avrebbe imposto il nome del presidente. “Il vero punto di dissenso che mi ha prodotto questo senso di delusione – aggiunge Mangano – è stato che la proposta fatta non avesse margini di discussione, della serie: prendere o lasciare. Avrei preferito, per il mio modo di intendere il fare politica, che ogni proposta venisse sottoposta ad un voto da parte del gruppo dei consiglieri i quali avrebbero dovuto assumersi la responsabilità della scelta. D’altro canto, non oso pensare che questi consiglieri non siano in grado di farlo, altrimenti come pensiamo possano amministrare una collettività?”. Una domanda a cui il gruppo dirigente dell’Idv, forse, dovrebbe dare una risposta.


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