Dalle convenzioni con le strutture socio-assistenziali alle nomine, dagli incarichi per tecnici di laboratorio ai concorsi per medici e primari. Con un “sistema” che contava su un formidabile retroterra politico Giuseppe Giammarinaro aveva, in pratica, messo le mani sulla sanità in provincia di Trapani. “Per ora è lui che impera” diceva sconsolato al telefono l’ex deputato regionale dell’Udc Girolamo Turano, ora presidente della Provincia regionale di Trapani. Le intercettazioni offrono uno spaccato del “sistema” clientelare che aveva messo sotto controllo l’Asl 9 di Trapani. Oltre alla gestione di una rete di società attraverso “obbedienti prestanome”, era proprio Giammarinaro a decidere gli avanzamenti di carriera e le nomine di primari. Aveva propri “fedelissimi” nei posti-chiave dell’azienda sanitaria provinciale, primo fra tutti Giuseppe Cangemi, per anni direttore sanitario della Asl. La scelta dei sanitari da promuovere era vincolata dall’appartenenza politica. E con questo criterio sarebbero stati scelti, secondo quanto emerge dalle intercettazioni, due primari assegnati agli ospedali di Alcamo e di Salemi.
I meriti professionali e i titoli non avevano alcuna rilevanza tanto che, secondo Turano, i medici “scienziati” venivano fatti fuori in favore dei sanitari “scecchi” (asini). In un incontro in cui veniva decisa la spartizione di posti dirigenziali nella sanità trapanese, il medico Vincenzo Borruso si rivolgeva a Giammarinaro (che, malgrado l’obbligo di soggiorno, continuava a muoversi con facilità) per chiedergli: “Ma insomma, quando mi fai diventare primario?”. Proprio in quel momento era stato nominato il nuovo dirigente generale dell’Asl, Fulvio Manno. La prima preoccupazione di Borruso era stata quella di chiedere a Giammarinaro: “Questo direttore amico nostro è?”. Girava voce infatti che Manno volesse “liquidare” Cangemi. Giammarinaro tranquillizzò subito il suo amico medico: “Ma chi racconta queste minchiate?”.