MARSALA (TRAPANI) – Hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere i cugini omonimi Andrea Bonafede, entrambi arrestati con l’accusa di avere favorito la latitanza del boss Matteo Messina Denaro.
I due sono stati chiamati dalla Dda di Palermo a testimoniare come “imputati di reato connesso”, davanti al Tribunale di Marsala, nel processo al 71enne ex medico di base Alfonso Tumbarello, di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atti pubblici per avere redatto numerosi certificati a nome di “Bonafede Andrea”, classe ’63, per consentire al capomafia castelvetranese, poi deceduto, di potersi curare.
I due cugini, in videoconferenza dalle carceri in cui sono reclusi, dopo alcune battute e dopo essersi consultati telefonicamente con i loro legali, hanno detto di non voler rispondere alle domande.
“Dichiarazioni spontanee”
Andrea Bonafede, 55 anni, quello che andava nello studio medico a prendere i certificati per conto del cugino omonimo e che avrebbe accompagnato il boss ammalato per accertamenti diagnostici a Marsala e poi per il ricovero all’ospedale di Mazara del Vallo, ha detto che avrebbe parlato solo se poteva decidere lui a quali domande rispondere.
Il cugino, di 5 anni più grande, dopo avere affermato, rispondendo a una domanda del pm Gianluca De Leo, che a Matteo Messina Denaro diede la sua carta d’identità “per potersi curare” ha chiesto se poteva rendere soltanto dichiarazioni spontanee.
In entrambi i casi, il presidente del collegio giudicante, Vito Marcello Saladino, ha risposto che quanto chiedevano non era consentito dalle leggi che regolano i processi.
Le deposizione del carabiniere
Successivamente è stato ascoltato un investigatore, il luogotenente del Ros dei carabinieri Fabio Fornara, che ha riferito sulle indagini condotte sui tentativi dell’ex sindaco Dc di Castelvetrano Tonino Vaccarino di entrare in contatto con Salvatore Messina Denaro, fratello di Matteo, tramite il dottor Tumbarello, sui rapporti politici tra quest’ultimo e Vaccarino (“entrambi massoni in una loggia legale”) e sulla candidatura all’Ars, nel 2006, con una lista a sostegno di Totò Cuffaro.