PALERMO – Impiegato e datore di lavoro erano arrivati allo scontro fisico. Ci scappò pure una coltellata. Dall’iniziale ipotesi di tentato omicidio si è passati alla tentata estorsione e alle lesioni. Il risultato processuale è che l’imputato è stato condannato in appello a sei mesi di carcere, pena sospesa, a differenza dei quattro anni che gli erano stati inflitti in primo grado.
Giovanni Di Salvo nel 2011 era stato assunto in prova nell’azienda di trasporto di Silvano Lunetta. Conosceva bene l’inglese e poteva svolgere il doppio ruolo di autista e guida turistica per l’impresa di Terrasini. Nel giugno di sei anni fa il rapporto si incrina. Durante un trasferimento da Palermo a Milazzo Di Salvo scopre che la banconota di 50 euro che gli ha dato il suo datore di lavoro per i pasti e i pedaggi autostradali è falsa. La discussione fra i due degenera. Di Salvo tira fuori un coltello – abitava vicino alla vittima e scese di casa dove stava preparando la cena – e ferisce Lunetta al torace.
Nel corso delle indagini saltano fuori le minacce con cui Di salvo avrebbe preteso di essere assunto. In primo grado il legale della difesa, l’avvocato Vincenzo Pillitteri, era riuscito a dimostrare che non si era trattato di un’aggressione premeditata, ma di una lite. Restarono in piedi le accuse di tentata estorsione, lesioni e porto abusivo di arma e arrivò la condanna a sei anni. In appello è caduta l’ipotesi dell’estorsione ed è andato prescritto il reato legato al possesso del coltello. La condanna per le sole lesioni, caduta l’aggravante della premeditazione, è scesa così a sei mesi.