PALERMO – Il governo di Rosario Crocetta ha ancora poco meno di un mese di tempo: a metà febbraio le province dovranno essere abolite, altrimenti si andrà al voto e addio riforma. Una corsa contro il tempo in cui non aiuta affatto il clima politico che si respira in questi giorni. Soprattutto tra il governatore e la sua maggioranza. Tensioni che si riflettono anche sui lavori della Prima commissione dell’Assemblea regionale, che anche oggi ha chiuso i lavori con un nulla di fatto. Sono ormai mesi che si tenta di mettere insieme un testo.
Ma per la riforma, messa da parte in periodo di finanziaria, la strada resta in salita. Perché il governo, che aveva presentato un testo sostitutivo a quello del presidente della commissione Antonello Cracolici (Pd), preso come testo base sul quale ‘costruire’ la riforma, non vuole fare marcia indietro sul numero dei liberi consorzi. Di fatto, sostituirebbero le vecchie province, ma il presidente Crocetta e l’assessore alle Autonomie locali Patrizia Valenti vorrebbero emendare il testo della commissione senza, di fatto, dare un limite preciso al numero di consorzi che si potrebbero creare.
Nel disegno di legge presentato dall’esecutivo regionale, infatti, è scritto che la popolazione dei liberi consorzi “non può essere inferiore alla soglia dei 150.000 abitanti e superiore ai 500.000 abitanti”. Un ‘range’ grazie al quale potrebbero sorgere “fino a 14 consorzi di comuni, più le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina”, dice Cracolici. “Vogliamo lasciare i territori liberi di scegliere – spiega l’assessore Valenti – come e a chi aggregarsi”.
Una linea che, però, la maggioranza non condivide. il presidente della Prima commissione è fermo: i consorzi devono essere nove al massimo, come le attuali province, più le tre città metropolitane. E neanche oggi si è potuto superare questo scoglio: la commissione Affari istituzionali ha subito rimandato i lavori, in attesa di trovare una sintesi.
Domani, intanto, il governo ha convocato un vertice ‘parallelo’ a quello che si dovrebbe tenere tra Crocetta e la maggioranza parlamentare, ma limitato alla maggioranza di commissione. E questa volta, anche il Partito democratico parteciperà. Oltrepassato l’ostacolo dei liberi consorzi – assicura la Valenti – complessivamente si troverà l’accordo. E forse potrebbe essere la volta buona per la riforma, che in questo caso andrebbe in porto nonostante il forte ritardo. Ma se questo non dovesse succedere, e se Crocetta sarà costretto ad ammettere la sconfitta, “non si dica che è colpa del governo”.
Il presidente della Regione non ci sta a prendersi la responsabilità di un eventuale affossamento della legge. “Non si dica che sono io il responsabile del ritardo nell’approvazione della legge – dice a Livesicilia – . I partiti hanno perso molto tempo perché avevano necessità di discuterne in maniera approfondita. Capisco anche che qualche forza politica ha alcune difficoltà ad accettare la cancellazione delle province, luoghi nel quale parcheggiare qualche militante. Ma non si può tornare indietro. Mentre in tutta Italia si sta andando verso l’abolizione noi dovremmo tenercele?”.
E mentre la riforma è ancora in alto mare, il Movimento 5 Stelle attacca: “Si fa praticamente melina – dice Francesco Cappello – e il tempo stringe maledettamente. La verità è che questa riforma la vogliamo solo noi. Se da questa commissione non uscirà un testo entro la settimana, la questione riforma province sarà un capitolo chiuso e l’appuntamento con le urne una certezza”.