Quelle sedie vuote alla | festa nazionale dell'Unità - Live Sicilia

Quelle sedie vuote alla | festa nazionale dell’Unità

E' tempo di bilanci per la kermesse e c'è chi guarda al passato, alle vecchie feste celebrate al Parco Gioeni di Catania o al Giardino Inglese di Palermo.

CATANIA – “Flop, fiasco, deserto”. Sono le parole che nessuno si arrischia a pronunciare in zona Villa Bellini. E nessuno infatti le dice, almeno ufficialmente. A poche ore dal giro di boa, è tempo di bilanci per la festa nazionale dell’Unità. Dopo la prima settimana di lavori, il pendolo oscilla fra il bicchiere mezzo pieno e il mezzo vuoto. Mai come in questo caso, è tutta questione d’impressioni. E così sarà fino alla fine della kermesse democratica. Non fosse altro perché non verrà emesso alcun bollettino ufficiale delle presenze. “Non è prassi”, dicono gli organizzatori. Nel frattempo, c’è chi guarda al passato, alle vecchie feste celebrate al Parco Gioeni di Catania o al Giardino Inglese di Palermo. Location più raccolte, sicuramente. Ma forse più attrezzate in termini di offerta, sia commerciale che militante, e quindi di colore. Sì, perché di rosso ce n’è ben poco e con esso l’idea di una festa in linea con le nostalgie del Pci-Pds-Ds all’apposizione.

Uno degli stand della Festa nel giorno dell'intervento di Faraone.

Stavolta, gli stand ufficiali sono 30. In tutto. Fra questi vi rientrano anche quelli dedicati alla stampa, ai gruppi di Camera e Senato, gli stessi tre palchi e quelli enogastronomici. E sono proprio loro ad aver il polso della situazione. Come va? “Potrebbe andare meglio”, riferisce a LiveSicilia uno di loro. Alla domanda, però, se siano rientrati con le spese, la risposta è silenziosa e vale quanto un “nonsì”. Ma il termometro è vario. E se la festa è politica, non si può non badare ai dibatti. “Flop? Nient’affato. Le tavole rotonde hanno fatto registrare sempre il tutto esaurito”, spiega Francesco Laudani dell’organizzazione provinciale del Pd. In effetti, al duello tra Massimo D’Alema e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, i 300 posti a sedere del palco centrale erano tutti occupati e altri 300 erano in piedi. Qualcosa di simile, nonostante la pioggia, è avvenuta con Davide Faraone. In quel caso il sold out è arrivato anche grazie alla contestazione dei docenti delle scuole e alla chiamata a raccolta dei renziani di prima e seconda generazione. Qualche sedia vuota c’è stata per Rosy Bindi; mentre il dibattito sull’immigrazione, con Gennaro Migliore mattatore, viaggiava su parametri decisamente invertiti.

Un momento della Festa, durante l'incontro con Rosy Bindi.

Di certo c’è che le grandi masse non ci sono e non si vedono. Un po’ per il caldo degli scorsi giorni, un po’ per la pioggia improvvisa, un po’ per il controesodo di fine agosto. Ma non è da escludere che nell’ottica degli organizzatori, soprattutto romani, non c’era l’intenzione d’intercettare presenze da capogiro. Basti pensare che il numero complessivo delle sedie richieste ammonta a sole 600, con 70 destinate al palco regionale e un centinaio per la rassegna dei registi indipendenti che gira in contemporanea nel terzo settore, sulla collinetta della Villa. Il numero dei volontari, poi, non supera i 50 giornalieri. Insomma, numeri che seppur freddi ci dicono come in piena rottamazione, anche la festa dell’Unità stia mutando perlomeno nel format. Già, perché buona parte dell’arredo fa gioco allo streaming di Unità.Tv. “In fondo, finora stiamo registrando numeri più alti rispetto alla festa nazionale di Milano”, ci ricorda Francesco Laudani. “Questo è un periodo politico particolare: il rapporto tra cittadini e politica è teso – aggiunge – E l’evento inevitabilmente ne risente”. Il resto lo dirà Matteo Renzi l’11 settembre, mandando in soffitta la festa di Catania.

 


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