01 Febbraio 2022, 14:40
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PALERMO – Dissidi familiari, denunce e controdenunce, una vita privata complicata. Nulla, però, che facesse anche solo ipotizzare, dice chi lo conosce bene, che Gaetano Rampello diventasse un assassino. L’assassino di suo figlio Gabriele, ucciso a colpi di pistola in pieno giorno a Raffadali, in provincia di Agrigento.
Chi lavora al suo fianco lo descrive come un uomo capace di non portarsi dietro in servizio le ruggini familiari.
Gaetano Rampello, 57 anni, assistente capo della polizia, in servizio al reparto Mobile di Catania. Fa la spola fra la città etnea e la sua città di origine. Ha ucciso il figlio e poi ha provato a salire su un autobus. I carabineri lo hanno bloccato alla fermata. Aveva ancora addosso la pistola di ordinanza che ha impugnato per fare fuoco contro Gabriele, un ragazzo con problemi psichici.
Ed è in bus che Rampello raggiunge quasi sempre il luogo di lavoro, anche se è spesso aggregato ad Agrigento sul fronte caldo degli sbarchi. Il reparto Mobile, infatti, si occupa di ordine pubblico: dai servizi durante eventi sportivi e manifestazioni alla gestione dei migranti.
A Catania è arrivato nel 2001, quando si decise che era opportuno che non rimanesse in provincia di Agrigento per via di alcuni guai con la giustizia di un parente.
Rampello è separato dalla moglie. Non vive più nella stessa casa con l’ex coniuge e il figlio. I rapporti erano tesi da tempo. Il clima era esasperati. Sono arrivati alla grosse e sono scattate reciproche denunce. Stamani il drammatico epilogo. Nel suo giorno di riposo Gaetano Rampello ha ucciso suo figlio di 24 anni.
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01 Febbraio 2022, 14:40