Ragusa e il 'paradosso del pollo' | Ma l'Italia può ripartire da qui - Live Sicilia

Ragusa e il ‘paradosso del pollo’ | Ma l’Italia può ripartire da qui

Il convegno moderato da Giorgio Mulè

Il dibattito per “Panorama d’Italia”. Lo sviluppo che c'è. E che potrebbe migliorare, se...

di Sergio Luciano (Panorama)

Ma davvero “L’Italia riparte da Ragusa”, come recitava il titolo della tavola rotonda che Panorama ha organizzato ieri nella Camera di commercio del capoluogo ibleo? Se fosse per gli imprenditori svegli che ci sono, sì. “Peccato che per mandare un pollo a Napoli spendo 8 centesimi”, ha detto, e avrebbe voluto inveire, Taddeo Grillo, maager dell’Avimecc, “mentre per mandarlo a Palermo devo spenderne 20!”. Già: si può anche fare sistema, a Ragusa o in Sicilia, e c’è chi lo fa, e lo fanno le donne del vino ma anche, qua e là, le altre aziende più dinamiche. Però col “fare sistema” non si risolve il problema di una viabilità inesistente “e di progetti che non diventano mai fatti, anzi neanche vengono accompagnati da un cronoprogramma”, denuncia Pietro Agen, presidente della Camera di commercio della Sicilia di Sud-Est, fermamente deciso a lasciare un segno sul territorio, aiutato da Andrea Annunciata, neo presidente dell’Autorità portuale di quest’area: “Con i porti, si dribblano i nodi viari e ferroviari che mancano”, sintetizza Agen.

Insomma, l’Italia può ripartire “anche” da Ragusa, perché inventiva e imprenditorialità non mancano, ma molto dipenderà dal contesto: se si sveglia, se si riscuote, oppure no. E il dibattito economico maturato nel corso di questa decima e ultima tappa di “Panorama d’Italia” è servito, se non altro, a rimarcarlo una volta per tutte, inequivocabilmente: sperando che sabato mattina il neopresidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, sempre rispondendo alle domande di Panorama, dia qualche risposta incoraggiante.

Tommaso Dragotto, presidente di Sicily by car e “apostolo” della Sicilia che “deve farcela”, nel lamentare la difficoltà di interagire con le istituzioni “nemiche degli imprenditori”, richiama però “la nostra passione, la nostra forza di volontà che ci permette di restare qui e di continuare a lavorare”. E Umberto Schininà, che in quanto amministratore del Gruppo Scar le macchine non le affitta ma le vende, concorda: “Fare l’imprenditore in Sicilia è un’impresa davvero difficile. Da noi ancora si cerca lo stipendio fisso, c’è una scarsa propensione al rischio. Ma il vero scandalo è la formazione professionale. Inesistente”. E pensare che proprio un ragusano doc è, nelle istituzioni lombarde, l’uomo chiave della formazione regionale: Gianni Bocchieri, direttore generale assessorato istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia, il quale racconta che “lì abbiamo creato un sistema che funziona e che ha avuto riconoscimenti internazionali, perché abbiamo finanziato non gli enti di formazione ma le singole persone, non ci sono più bandi che rallentano tutto il meccanismo”.

Nonostante tutto le eccellenze anche internazionali non scarseggiano: come la 3Sun, azienda del gruppo Enel, guidata da Antonello Irace, la più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici in Europa: “Con noi 305 risorse con un’età media di 30 anni, tutte siciliane. Insieme ad Enel esportiamo tecnologia all’avanguardia con il cuore siciliano”. Ed anche le start-up che sfilano al tavolo di un’altra tavola rotonda sono eccellenti. Come la Safety Enviromental Engineering, che ha realizzato un sistema per rendere i pannelli fotovoltaici sicuri contro il rischio d’incendio e che ha vinto il “premio di tappa” del concorso bandito da Panorama “Eureka: l’idea diventa impresa”.

Quando sfilano, come in passerella, le aziende eccellenti del territorio, però, la parola d’ordine diventa “fare sistema”. Per valorizzare per esempio l’agroalimentare, è indispensabile. Dario Cartabellotta l’ha enfatizzata, focalizzandosi sulla pesca, di cui è responsabile in quanto direttore del Dipartimento pesca mediterranea dell’assessorato della Regione Sicilia: “Abbiamo deciso di parlare di seafood”, spiega, “cioè del cibo che viene dal mare, pesce trasformato, elaborato in mille specialità gastronomiche, e di acquacoltura. E’ non solo un settore con grandi potenzialità ma che va anche comunicato bene”.

Il settore del seafood vale ben 500 milioni di fatturato, oggi in Sicilia: al terzo posto dopo il vino, che raggiunge ormai quota 1 miliardo, e l’ortofrutta che tocca gli 800 milioni. “Oggi anche a Bruxelles si riconosce il valore antropologico delle eccellenze territoriali”, ha proseguito Cartabellotta, “e qui abbiamo competenze e tradizione, a profusione. Abbiamo i mestieri del mare, i vecchi che li insegnano ai giovani anche grazie all’incentivo dei nostri tirocini, abbiamo chef straordinari che sanno giocare col pesce abbinandolo magicamente al vino”, ed è proprio al “duetto” tra pesce e vino, anzi donne del vino, che Cartabellotta ha lanciato un’invenzione di marketing destinata a sicuro successo.

Al tavolo, condotto dal direttore di Panorama Giorgio Mulè, alcune aziende brillantissime. Da Arestia, un’industria agricola di ormai grandi dimensioni, partita con un primo stabilimento nell’84 a Vittoria, e specializzatasi nel pomodoro ciliegino, che è un prodotto di eccellenza; alla Frantoi Cutrera, che inizia nel 1906 e procede senza scosse, producendo olio eccellente soprattutto per conto terzi, finché nel Duemila inizia a venderne con etichetta propria e con un occhio concentrato sulle caratteristiche organolettiche del prodotto: “Siamo alla quinta generazione, siamo in 45 Paesi, abbiamo introdotto nel settore l’innovazione di anticipare il raccolto di un mese e mezzo, spremendo dunque olive verdi, come ora cercano di fare tutti”, spiega Salvatore Cutrera.

Storia incredibile, infine, quella di Avimecc, principale produttore di pollame da carne soprattutto per le principali marche della grande distribuzione organizzata, col 5% della produzione nazionale e il 25% di quella regionale. Il 24 agosto del 2016, un incendio ha totalmente distrutto lo stabilimento di trasformazione delle carni. Era un venerdì: già il lunedì sera la prima consegna è stata comunque onorata e nel giro di pochi mesi si è riportata la produzione ai livelli voluti, intanto costruendo un nuovo impianto.

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