Randazzo, degrado al San Giorgio| Pericolo per le cisterne aperte - Live Sicilia

Randazzo, degrado al San Giorgio| Pericolo per le cisterne aperte

Il convento San Giorgio è segnalato anche nella cartellonistica monumentale. Ma le sue condizione sono allarmanti. LiveSicilia è entrata dentro. Ecco quello che ha trovato. GUARDA LE FOTO

CATANIA – È sicuramente uno dei monumenti più antichi della città di Randazzo. Entrando da “Porta degli Aragonesi (o degli ebrei)”, in pieno centro, c’è pure la segnalazione turistica. Il convento San Giorgio è a pochi metri sulla destra, a fare da cornice alla piazza che porta il medesimo nome. Peccato però che a testimonianza della secolare presenza delle benedettine sulla “Perla dell’Etna” ci sia ben poco di monumentale. Tutt’altro, invece. Ciò che resta sotto gli occhi di tutti, turisti e non, è un complesso fatiscente. Sia fuori, che dentro. LiveSicilia ha varcato il portone per documentarne lo stato. L’accesso, infatti, è possibile a chiunque. Ai bambini sicuramente: le tracce di gioco sono evidenti. Qualcun’altro, addirittura, ci vive in compagnia di un cane con tanto di collare. Le prime stanze sono arredate da un tappeto di vecchi documenti della Tesoreria comunale. Procedendo, è d’obbligo muoversi con cautela. Il rischio è quello di cadere in due grosse cisterne profonde almeno nove metri e foderate per intero da mattonelle. Su di una parete è possibile leggere in caratteri cubitali la data del 1898. Della vecchia chiesa, invece, restano solo le mura e metà del tetto. Il resto è crollato. Lì dentro, infatti, non si celebra messa almeno dall’Unità d’Italia.

Fondato nel 1078 dal Conte Ruggero, il convento è stato abitato dalle monache benedettine fino al 1866, quando il nascente regno dei Savoia ne incamerò i beni. Successivamente, il Pubblico Demanio lo cedette a dei privati. Divenendo una distilleria, prima, e un magazzino, poi. Il 27 Aprile 1987, il Comune di Randazzo ne ha deliberato l’acquisizione. L’intento era di trasformare l’antico convento in un centro polivalente. Sono stati presentati almeno due progetti alla Regione per il restauro. I finanziamenti, però, non sono mai arrivati.

 


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