PALERMO – Il taglio della Tari, la gestione del Tmb di Bellolampo, i mancati introiti della discarica ma anche la mancanza di un cda che possa prendere le decisioni con pieni poteri e aggiornare il piano degli investimenti e l’organizzazione societaria. E’ un quadro a tinte fosche quello che esce dalla relazione sul primo trimestre della Rap, la partecipata del comune di Palermo che si occupa di spazzamento, pulizia e rifacimento strade. Un’azienda che da settembre è guidata dal collegio sindacale, ma che deve fare i conti con un bilancio già in passivo: il documento mette a confronto infatti le entrate e le uscite previste per i primi tre mesi del 2018 con quelle effettivamente realizzate, con un rosso che si aggira sui 4 milioni di euro.
“Come abbiamo denunciato più volte, la Rap è una società a rischio default – attacca Fabrizio Ferrandelli – una situazione certificata dalla stessa azienda e che il Comune conosce benissimo, nonostante le fantasiose scuse sin qui accampate. I numeri e i dati dipingono una realtà chiara e, visto che è finita la campagna elettorale, non ci basta sapere di avere avuto ragione: bisogna correre subito ai ripari, evitando che fra qualche anno la Corte dei Conti ci dica quello che oggi già sappiamo”.
“Nessun rischio fallimento – replica però il vicesindaco Sergio Marino – l’azienda aveva presentato un budget che avrebbe comportato un aumento della Tari, che però abbiamo voluto evitare visto che prima è necessaria un’analisi approfondita dei costi e dell’organizzazione, che stiamo realizzando”.
La situazione di deficit è dovuta a più fattori. Anzitutto l’ulteriore taglio della Tari deciso dal consiglio comunale, nonostante le note sofferenze della Rap: un provvedimento che l’azienda non esita a definire “illegittimo, tenuto conto che la tariffa disposta non assicurerà la copertura integrazione dei costi”, al contrario di quanto prevede invece la legge.
Poi c’è la questione del Tmb, l’impianto di trattamento meccanico biologico costruito dalla Regione a Bellolampo e che non è previsto nel contratto di servizio, visto che questo è antecedente all’entrata in funzione dell’impianto: si tratta di 10 milioni di euro l’anno a cui finora l’azienda deve far fronte con risorse proprie. E ancora Palermo differenzia 2, il porta a porta che ha coinvolto altri 130 mila cittadini del centro città, i disallineamenti col Comune (che adesso bisognerà risolvere in sede di consolidato) e, non ultimo, il fatto che dallo scorso 28 dicembre i comuni che prima conferivano i rifiuti a Bellolampo (pagando) sono stati dirottati altrove, facendo venire meno le ipotetiche entrate. Una situazione difficile, sotto tanti punti di vista, aggravata dal fatto che la sesta vasca della discarica si sta esaurendo e ancora si attende che inizino i lavori per la settima.
Il risultato è racchiuso nelle tabelle allegate alla relazione. Il valore della produzione, sulla carta, si sarebbe dovuto attestare a 36,3 milioni e invece si ferma a 30,4 con una perdita di 5,8 milioni secchi. Lo stop ai comuni che conferivano a Bellolampo, in tre mesi, è costato a Rap 2,6 milioni; i mezzi ormai vetusti per la manutenzione strade hanno impedito di fare i lavori previsti, con un incasso diminuito di un milione e 200 mila euro.
I costi sono per fortuna inferiori di 1,8 milioni, grazie ai tagli al carburante e ai noleggi, ma questo significa comunque che ci sono quasi 4 milioni di perdita. Un buco destinato a crescere nei prossimi mesi, visto che il corrispettivo del contratto (che viene quasi totalmente dalla Tari) non consente di pareggiare entrate e uscite “dato l’attuale livello di costi stimati a garantire l’equilibrio economico aziendale del periodo”, si legge ancora nella relazione.
“Le partecipate sono decisive per Palermo – dice ancora Ferrandelli – perché erogano servizi, perché contano migliaia di dipendenti ma anche perché dal loro equilibrio finanziario dipende il futuro del Comune. E’ arrivato il momento di una grande operazione verità: bisogna ragionare sulla prospettiva ed evitare che Palermo resti una città da cui scappare. Noi avevamo fatto una diagnosi, gli accertamenti ci stanno dicendo che quella diagnosi era corretta ma ora serve una terapia urgente, prima di arrivare alla cancrena, evitando che dopo il fallimento dell’Amia si debba assistere anche a quello della Rap. Nessuno vuole i privati, ma l’amministrazione deve nominare in fretta un cda nella pienezza delle sue funzioni e dirci cosa intende fare”.
“Bisogna prima applicare un programma di efficientamento – spiega Marino – e solo dopo potremo capire come muoverci e valutare un eventuale aumento della Tari che avrebbe comunque un effetto dirompente sulla città”. E sul cda precisa: “Il sindaco ha già chiarito che verrà nominato dopo il bilancio consolidato, che così avrà un quadro economico chiaro e potrà provvedere”.