PALERMO – La Rap è di nuovo nella bufera. I sindacati aziendali hanno infatti proclamato lo stato d’agitazione che, nei fatti, blocca lo straordinario ed è il primo passo verso lo sciopero: una decisione notificata anche al Prefetto e che prende di mira il socio unico, ossia il Comune di Palermo.
“Ancora una volta registriamo il più totale disinteresse verso i temi legati al mantenimento di un equilibrio economico finanziario strutturale della Rap – scrivono Fp Cgil, Fit Cisl, Uil trasporti, Fiadel e Filas – Senza certezza di stipendio e soprattutto in assenza di reali coperture economiche in grado di garantire serenità al futuro dei lavoratori e delle loro famiglie, proclamiamo pertanto lo stato di agitazione di tutti i lavoratori delle diverse sedi aziendali in tutti i turni di lavoro, restando inteso che, in assenza di formale convocazione da parte del Comune, proseguiranno le iniziative di mobilitazione dei lavoratori con assemblee e proclamazione di sciopero”.
“La Rap si è vista rifiutare la fattura dei 21 milioni presentata per il pagamento degli extra costi sostenuti nell’anno 2020 – spiegano i sindacati – E i 7,5 milioni di euro riconosciuti dalla Regione siciliana nel mese di aprile 2020, a parziale copertura dei costi sostenuti per il conferimento nelle discariche catanesi, non sono mai pervenuti nelle casse aziendali. Inoltre non solo il Comune continua ad avere un debito di circa 50 milioni nei confronti della Rap, ma addirittura nelle ultime ore ha persino chiesto la rivisitazione di alcuni servizi, ovviamente al ribasso, che andrebbero ad aggravare negativamente sul bilancio aziendale. Era febbraio 2020 quando i vertici della giunta comunale si impegnarono a portare a termine la tanto attesa ricapitalizzazione, di cui si sono perse le tracce”.
“Nessuno pensi di portare la Rap al dissesto finanziario e di far ricadere tutti i costi sulle spalle dei lavoratori, che hanno già subito il peso di un fallimento e che con grande spirito di sacrificio ogni giorno svolgono i servizi di istituto con grande difficoltà, con la conclamata carenza di dispositivi di protezione individuale, e con la strutturale assenza di condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro – concludono – Per quanto riguarda lo stipendio di gennaio, nonostante nelle scorse giornate sono pervenuti 3 milioni di euro nelle casse aziendali, non si hanno ancora date certe sul pagamento e comunque la cifra è decisamente lontana dall’esigenze aziendali che per il mese di gennaio si attestano a circa 12 milioni. Per tali ragioni riteniamo urgente l’avvio di un confronto serrato con l’amministrazione comunale, la Rap, con le forze politiche consiliari e con la burocrazia comunale al fine di condividere una strategia finalizzata all’efficientamento dei servizi che non può prescindere dagli investimenti per la realizzazione del polo impiantistico nel sito di Bellolampo, dalla crescita professionale dei lavoratori e dalle assunzioni”.
A gettare sale sulla ferita però è anche la politica. Oggi la Sesta commissione di Sala delle Lapidi ha infatti ascoltato il direttore di Rap sulla mobilità dei lavoratori Reset, ma sono volati gli stracci con il presidente Ottavio Zacco di Italia Viva (stesso partito che ha indicato il presidente di Rap), preso di mira nei giorni scorsi dai sindacati Rap. “Pur condividendo le preoccupazioni dei sindacati e fermo restando l’attenzione massima da parte di tutta la politica palermitana per mettere in sicurezza la Rap – dice Zacco – non sono più tollerabili le astruse motivazioni per cui ad oggi non si è ancora concluso l’iter della mobilità, malgrado, nel mese di novembre, lo stesso presidente Norata aveva comunicato che avrebbe concluso il passaggio del personale entro il 2 gennaio. Dispiace, che durante l’audizione di oggi, il direttore non abbia saputo dare una data certa è tantomeno nessuna valida motivazione per giustificare tale ritardo, malgrado sia uno dei principali responsabili del procedimento. Questa situazione, oltre a compromettere i servizi essenziali alla città, anche stando alla carenza della pianta organica di Rap, costringe spesso i pochi operai in servizio a lavorare in straordinario, non riuscendo a garantire tutti i servizi, crea enormi difficoltà anche alla Reset che da anni non sa quando i 94 lavoratori usciranno dell’azienda”.