PALERMO – Prove giudicate granitiche. Evidenti a tal punto che il pubblico ministero ha chiesto il giudizio immediato per Francesco Cracolici, 36 anni. Secondo l’accusa, faceva parte della banda che aggredì e rapinò Riccardo Costa, il titolare della nota pasticceria di via Ariosto. Resta aperto, invece, il fronte investigativo per individuare gli altri due uomini che avrebbero partecipato al colpo.
L’11 marzo scorso, mezz’ora dopo le 22, Costa sta rientrando a casa dove lo attendono in tre. Probabilmente lo hanno seguito sin da quando ha chiuso il noto bar a pochi passi da piazza Unità d’Italia. Costa arriva a bordo della sua Golf, supera il cancello e si avvia verso il portone d’ingresso. Dietro di lui c’è una Punto, da cui proviene la voce dell’uomo che gli intima di fermarsi. Si spaccia per finanziere. Lo strattonano e gli strappano il Rolex che porta al polso. Hanno il volto travisato da cappellini e sciarpe. Lo bloccano e si portano via la borsa sistema sul sedile. Dentro ci sono mille euro, una Montblanc, un iPhone e un iPad.
Sarà proprio l’iPad a mettere nei guai Cracolici. I poliziotti della sezione sezione contro il crimine diffuso della Squadra mobile ne captano il segnale Gps. Si trova in un’abitazione di via Castellana. È la casa dove vive Cracolici. Un insospettabile incensurato, che di giorno fa il fattorino per una ditta di spedizioni. Costa lo riconosce in volto. Il giorno della rapina gli era caduta la sciarpa.
Cracolici si difende. Dice di essere innocente. L’iPad lo ha trovato la sera della rapina sopra un motorino parcheggiato sotto casa. Versione che non convince. E scatta l’ordinanza di custodia cautelare.
Gli investigatori continuano a cercare i suoi presunti complici. Sono convinti che potrebbero essere gli autori di altre rapine, tutte messe a segno con lo stesso violento modus operandi. In mano hanno le descrizioni di Costa che, però, non li ha visti bene in faccia. Hanno entrambi sui 35-40 anni. Un metro e settanta di altezza. Uno ha il viso tondo e inforcava gli occhiali. L’altro è tarchiato. Indossavano giubbotti bomber di colore scuro. Troppo poco per arrivare all’identificazione. La caccia continua, nel frattempo per Francesco Cracolici è arrivata la richiesta di giudizio immediato che sarà valutata dal giudice per l’indagine preliminari.