PALERMO – Giubbotti antiproiettile, tesserini, falsi mandati di perquisizione. Nelle loro abitazioni è stato trovato tutto l’occorrente che utilizzavano per entrare in azione e fingersi finanzieri. Un meccanismo collaudato, tramite il quale intimidivano ed ingannavano le proprie vittime, che alla loro vista aprivano tranquillamente la porta. Poi però avvenivano gli assalti. La violenza. Le minacce verbali, i pugni, i calci.
Erano disposti a tutto per fuggire con cospicui bottini. Sono in tre ad essere finiti in trappola dopo mesi di indagini da parte della squadra mobile di Palermo e dei carabinieri della compagnia di Partinico. Si tratta di Vincenzo Sparacio di 25 anni, Mariano Parisi di 44 anni e del 37enne Vincenzo Vassallo: i primi due sono pregiudicati, soltanto Vassallo era ancora incensurato. Le rapine di cui si sarebbero resi responsabili hanno come scenario tre abitazioni.
Tre villette di proprietà di commercianti della provincia palermitana, dove la banda sapeva di poter trovare beni preziosi e soldi in contanti. A partire dal colpo messo a segno a Villagrazia di Carini, dopo il quale Parisi e Sparacio erano stati già arrestati. Le ulteriori indagini hanno portato a identificare Vassallo e a fare luce sulle altre rapine. Una è stata consumata a novembre da cinque malviventi, gli investigatori sono quindi convinti che ci siano ancora due complici da rintracciare.
In quel caso, uno dei rapinatori era travestito da carabiniere. Violenza anche ad Isola delle Femmine, a casa della titolare di una tabaccheria e dei suoi due figli, che sono stati imbavagliati e legati ai polsi con fascette di plastica: il bottino fu di gioielli per ventimila euro e di tremila euro in contanti.
Ma non finisce qui, perché la banda di finti finanzieri ha tentato l’ennesimo colpo a novembre, quando prese di mira l’abitazione di una coppia di gioiellieri, suoceri del giornalista di Partinico Nunzio Quatrosi. Quel giorno in quattro bussarono alla loro porta dicendo che dovevano effettuare una perquisizione. Mostrarono anche una mandato falso, ma il colpo saltò perché la vittima finse un infarto e poi sparò con la sua pistola.