PALERMO – Frenata sull’operazione immobiliare che dovrebbe portare la Regione Siciliana a riacquistare i 33 palazzi già venduti ai privati nel 2007. A tirare il freno è l’assessore alle Autonomie locali Andrea Messina, che vigila sullo strumento che la Regione dovrebbe usare per l’operazione: il Fondo pensioni dei dipendenti regionali. Messina vuole vederci chiaro e si dice “perplesso” rispetto al piano che rappresenta anche una inversione a ‘U’ rispetto alla vendita degli immobili decisa nel 2007 dall’allora governo Cuffaro. Il suo è un segnale pesante anche politicamente. L’assessore, espressione della Dc in Giunta, mette nero su bianco le sue perplessità in una lettera indirizzata anche al governatore, Renato Schifani. In cima alla lista il fatto di non essere mai stato informato dell’operazione che vede in cabina di regia il forzista Marco Falcone, titolare dell’Economia.
La guerra interna al centrodestra
Sullo sfondo c’è la guerra sotterranea con la fronda interna a Forza Italia contraria all’asse con i cuffariani e all’accordo FI-Dc in chiave Europee 2024. Lo scontro ha già avuto un primo atto sul terreno della nomina dei manager della sanità. In settimana la deputata azzurra Margherita La Rocca Ruvolo non le ha mandate a dire al capogruppo Dc all’Ars Carmelo Pace. Un derby tutto interno alla provincia di Agrigento ma che è anche la spia dei rapporti in Giunta, dove le fibrillazioni aumentano con l’avvicinarsi delle scadenze elettorali.
Fondo pensioni, tutti i dubbi di Messina
Il Fondo pensioni Sicilia, al pari dei dipartimenti Funzione pubblica e Autonomie locali, rientra nelle competenze dell’assessorato affidato a Messina ed è proprio in virtù della vigilanza sul Fondo che l’assessore alle Autonomie locali, pochi giorni fa, ha preso carta e penna scrivendo al commissario, Fulvio Bellomo, al direttore, al Collegio dei sindaci e al Consiglio di indirizzo e vigilanza. La lettera, però, è indirizzata per conoscenza anche a Schifani ed è durissima. Messina evidenzia di avere saputo soltanto “indirettamente” dell’operazione che ha già visto un primo incontro con i sindacati presso l’assessorato all’Economia. Ai dubbi dei rappresentanti dei lavoratori si uniscono ora quelli sollevati dell’assessore alle Autonomie locali, che riguardano anche “le ragioni” che hanno spinto il Fondo pensioni a riattivare una procedura prevista dalla Finanziaria 2017. La legge indicava il termine massimo del 31 ottobre 2020 per il riacquisto delle quote del fondo immobiliare privato da parte della Regione attraverso il Fondo pensioni. Una data scaduta da tre anni ormai ed è proprio su questo sforamento dei tempi che si interroga Messina. L’assessore alle Autonomie locali precisa di non avere avuto “alcuna informazione sulle ragioni che hanno indotto il Fondo al riavvio della procedura”.
L’allarme della Corte dei conti
A sostegno della sua tesi, inoltre, Messina gioca la carta della Corte dei conti. L’assessore cita un passaggio del giudizio di parifica sul Rendiconto 2020 della Regione. I giudici contabili, infatti, avevano espresso il timore che l’operazione di riacquisto del patrimonio immobiliare ceduto nel 2007 “possa pregiudicare l’integrità del patrimonio” del Fondo pensioni, che è costituito dai contributi versati dai lavoratori da destinare “necessariamente” alla tenuta del sistema previdenziale. Una tesi, quella della Corte dei conti, che in realtà contrasta con le competenze previste per il Fondo. Tra queste, infatti, anche gli investimenti “in beni immobili – si legge sul sito della Regione – da cedere in locazione destinandoli preferibilmente a sedi di uffici di enti pubblici o a servizi di istituto del Fondo stesso”.
Messina: “Anche i sindacati perplessi”
L’assessore è categorico: “Le scarne informazioni di cui si dispone non consentono di superare le perplessità e i timori circa gli effetti dell’operazione”, scrive. Messina, che evidenzia anche le “non poche perplessità” dei sindacati davanti all’operazione, chiede quindi agli organismi del Fondo pensioni tutte le informazioni sul piano. In cima alla lista delle preoccupazioni c’è soprattutto il costo economico. Secondo una prima stima approssimativa sarebbero necessari circa settanta milioni di euro, una scommessa considerevole per il Fondo pensioni.