Pd, in Sicilia è psicodramma: guerra di norme e cavilli

‘Campa cavillo’, lo psicodramma del Partito democratico siciliano

Lo scontro si trasforma in una battaglia sul filo del regolamento

PALERMO – La guerra interna al Partito democratico siciliano si è spostata ormai sul piano legale ed è un botta e risposta tra fazioni opposte a colpi di cavilli. Da un lato il fronte che sostiene il segretario uscente, Anthony Barbagallo, dall’altro lo schieramento composto dall’area Bonaccini e da altre correnti Dem.

La guerra fratricida nel Pd

In un susseguirsi di ricorsi (ce ne sono almeno tre in ballo) e interpretazioni dello statuto del partito, c’è un popolo, quello dei Dem, che assiste alla finestra ad uno scontro fratricida che ha spaccato profondamente il Partito democratico siciliano. Il tutto nell’assenza di prese di posizioni ufficiali da parte di Roma.

In corsa per la segreteria di via Bentivegna, al momento, soltanto Barbagallo, che ha presentato la propria candidatura nei tempi stabiliti. Dall’altra parte della barricata l’area Bonaccini, gli orfiniani e altri singoli portatori di consenso nel mondo Dem che contestano tutto l’iter, a partire dalla famosa assemblea di gennaio nella quale si votò il regolamento che prevede l’elezione del segretario con il voto esclusivo degli iscritti. “Voti fantasma, vogliamo i nomi”, hanno chiesto a gran voce i ribelli.

Catanzaro Pd
Lo schieramento contrario a Barbagallo

Parola alla Commissione regionale di garanzia

Difficile orientarsi nella selva di norme che regolano la vita del Pd. Il solo statuto conta 55 articoli e una serie infinita di commi. L’unica certezza arriva da una data, quella di domenica 18 maggio: per quel giorno è prevista la riunione della Commissione regionale di garanzia, presieduta da Filippo Marciante, che dovrà esprimersi sulla regolarità dell’iter congressuale avviato pochi giorni fa.

Ad investire la Commissione regionale di garanzia dell’arduo compito sono stati i probiviri nazionali, chiamati in causa a loro volta da due dei tre ricorsi presentati contro l’iter congressuale in Sicilia. “La decisione spetta al comitato regionale”, è il senso della lettera firmata da Stefania Gasparini.

Il giallo dell’ok al regolamento congressuale

La Commissione nazionale, inoltre, evidenzia di non avere mai espresso “alcun parere” sul Regolamento congressuale del Pd Sicilia. Un elemento che riporta alla luce una vicenda risalente a gennaio di quest’anno, quando in casa Pd scoppiò il caso delle regole per il congresso. Barbagallo in un’intervista sostenne che il documento aveva ricevuto “la bollinatura” da Roma e che quindi sarebbe stato sottoposto regolarmente al voto dell’assemblea.

La tesi anti-Barbagallo: stop al congresso

A questo punto il ragionamento, e lo scontro, si fanno complicati. Secondo una interpretazione di ispirazione opposta a quella di Barbagallo, il congresso dovrebbe essere interrotto perché il regolamento approvato dall’assemblea a gennaio non è mai stato sottoposto alla Commissione regionale. Parere che “è obbligatorio”, come recita il comma 2 dell’articolo 3 del regolamento delle Commissioni di garanzia approvato dalla direzione nazionale del Pd.

L’opinione pro-Barbagallo: congresso avanti

Di diversa opinione, invece, sono le fonti vicine alla segreteria regionale interpellate dall’Ansa: al netto dei ricorsi presentati che faranno il loro iter, il congresso del Pd in Sicilia, secondo questa interpretazione, può andare avanti. A sostegno della tesi vengono citati alcuni articoli dello Statuto che dovrebbero dirimere il vulnus dell’assenza del parere della commissione di garanzia regionale sul regolamento per il congresso siciliano.

Le fonti richiamano il comma 10 dell’articolo 21 e gli articoli 52 e 54 dello statuto nazionale Dem. “I regolamenti per l’elezione degli organismi dirigenti provinciali o territoriali e locali sono approvati dall’Assemblea regionale sulla base di un regolamento-quadro approvato dalla Direzione nazionale”, recita il comma 10 dell’articolo 21. Mentre in base all’articolo 52 “i principi fondamentali e le norme dello Statuto prevalgono, in caso di contrasto o di difformità, su quelle degli Statuti e dei regolamenti regionali”.

Anthony Barbagallo
Anthony Barbagallo

Qui si innesterebbe il caso Sicilia, in quanto lo statuto regionale del Pd non è stato adeguato alle nuove disposizioni nazionali, varate nel 2023. E l’articolo 54 chiarisce: “Entro trenta giorni dall’approvazione delle modifiche statutarie nazionali le Assemblee regionali provvedono all’adeguamento dei rispettivi Statuti, previo parere di conformità da parte della Commissione di garanzia nazionale. Decorso il periodo dei 30 giorni – si legge ancora – le norme incompatibili non sono comunque applicabili e si applicano direttamente le norme dello Statuto nazionale”.

Pd, un labirinto di norme e cavilli

Sulla base di questa impostazione, aggiungono le stesse fonti del Pd, sarebbero nulle anche le disposizioni non adeguate allo statuto contenute nel regolamento nazionale delle Commissioni di garanzia, come il comma dell’articolo 3 che prevede l’obbligo dei pareri delle commissioni regionali sui regolamenti. Un autentico labirinto di norme al termine del quale, quindi, ci sarebbe l’ok alla celebrazione di un congresso che, a questo punto, assomiglia più ad un gomitolo di norme e cavilli tirati fuori in base alle rispettive necessità.

Enzo Bianco
Enzo Bianco

Bianco: “Congresso illegittimo”

Nella giornata di oggi l’unico a parlare ufficialmente è l’ex sindaco di Catania Enzo Bianco, tra i fondatori del partito e presidente della corrente Liberal Pd. “Sostengo pienamente il ricorso alla commissione nazionale e regionale di garanzia del Pd, presentato da quasi tutto il gruppo all’Ars e da tanti altri esponenti e tesserati, contro le palesi illegittimità con cui si vorrebbe far svolgere il congresso regionale”, dice.

I Liberal Pd chiedono quindi di fermare “un congresso che nei fatti non esiste più a causa della ostinazione del segretario uscente che pensa solo alla sua carica e non al bene del partito”. Bianco si rivolge alla Segretaria Elly Schlein “affinché intervenga” perché “quello che sta accadendo in Sicilia non ha eguali a mia memoria – aggiunge -, sia dal punto di vista della regolarità, sia dal punto di vista politico”.


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