PALERMO – L’emergenza è stata scongiurata soltanto all’ultimo respiro. Per i prossimi sei mesi la Regione non sarà costretta a dimezzare la quantità di rifiuti da conferire nelle discariche. A partire dal primo giugno, circa tremila tonnellate al giorno rischiavano infatti di restare per le strade siciliane. È il risultato frutto di un accordo tra Roma e Palermo che prevede anche la possibilità di inviare i rifiuti in altre regioni, o addirittura all’estero.
Da Palazzo Chigi, però, non è arrivato il via libera al commissariamento richiesto dal governo Crocetta. Niente poteri speciali, dunque, per l’esecutivo regionale, che dal 31 maggio tornerà alla gestione ordinaria in materia di rifiuti. E qui c’è il rovescio della medaglia dell’accordo romano. Nei sei mesi di proroga concessi per il conferimento dei rifiuti in discarica, infatti, la regione non dovrà restare con le mani in mano. Palazzo Chigi ha fissato i “compiti a casa” per il governo regionale.
Tra questi, l’incremento delle percentuali di raccolta differenziata del 6%, prevedendo diffide e poteri sostitutivi per i comuni che non hanno appaltato i servizi; fornire un quadro completo degli impianti attivi e in fase di realizzazione, anche in vista dei futuri termovalorizzatori; rilasciare le autorizzazioni per le piattaforme di Enna, Gela e Messina i cui lavori sono già stati affidati. Il governo, infine, è chiamato ad approvare in giunta il disegno di legge di riforma della governance del settore. Riforma attualmente arenata dopo l’impugnativa di Palazzo Chigi. Questi gli obiettivi da raggiungere. Altrimenti, tra sei mesi, sarà di nuovo emergenza.
Un accordo che non piace al Movimento cinquestelle. “Nonostante le smentite di Crocetta e della Contrafatto durante gli ultimi mesi, tutto questo era programmato, come avevamo dichiarato a gennaio scorso: discariche sature, rifiuti fuori dalla Sicilia e spese per impiantistica dannosa per l’ambiente che, nella migliore delle ipotesi, entrerà in funzione tra 4-5 anni. Qui si concretizza il completo fallimento del governo Crocetta, che solo per quanto fatto nel settore dei rifiuti dovrebbe dimettersi”, affermano la deputata alla Camera Claudia Mannino, il parlamentare all’Ars Giampiero Trizzino e l’eurodeputato Ignazio Corrao. “Significativo – dicono i tre portavoce – anche l’atteggiamento del Ministero, che sembra abbia imposto un aumento della differenziata del 3 per cento: possiamo dormire sogni tranquilli, entro l’anno raggiungeremo il 15 per cento, a ‘soli’ 50 punti percentuali da quanto previsto dalla legge”.