CATANIA – E’ stata accolta dal gup Giuliana Sammartino, dopo un’infuocata udienza preliminare, la richiesta avanzata dal Ministero dell’Ambiente, dall’Esa (Ente Sviluppo Agricolo) e dalla Regione Siciliana, di costituirsi tra le parti civili nel processo a carico dell’Ofelia Ambiente s.r.l., del suo titolare, l’imprenditore originario di Acireale, Giuseppe Monaco, e di altre 11 persone, tutte operanti nel settore dello smaltimento di rifiuti solidi urbani e industriali. Bisognerà invece aspettare la prossima udienza, prevista a maggio, per sciogliere la riserva sulle richieste di tre associazioni ambientaliste: Difesa Ambiente e Salute onlus, ADAS onlus e Codici Onlus (nello specifico Codici Ambiente onlus, Codici Onlus e Codici Sicilia Onlus) Nell’udienza precedente, invece, era stato già dato il parere favorevole per la costituzione di Provincia e Comune di Catania.
I fatti: Secondo l’ipotesi accusatoria, la Ofelia Ambiente s.r.l., ditta che operava nella zona industriale sui terreni di proprietà dell’Ente Sviluppo Agricolo, ricevuti in subaffitto dalla Sicilia Zootecnica tramite un impianto adibito alla produzione di compostaggio fertilizzante, avrebbe depositato in maniera incontrollata frammenti di cemento amianto. Le accuse però, si estendono anche alla stessa produzione del fertilizzante, che sarebbe avvenuta in difformità con le complesse normative di legge. Per gli inquirenti le operazioni di conferimento e lavorazione della spazzatura si sarebbe estesa anche in aree non autorizzate esterne ai capannoni, inoltre non sarebbe stata attuata nessuna procedura di deplastificazione, utile per la separazione di plastica, vetro e metallo dai rifiuti biodegradabili di natura alimentare.
Le indagini durate due anni, dopo il sequestro dell’area avvenuto nel 2009, furono curate dal reparto N.O.E. (Nucelo Operativo Ecologico) dei Carabinieri, dalla Polizia Provinciale di Catania, con il fondamentale supporto dell’ARPA Sicilia. Nei terreni, che si estendono per un’area complessiva di 54 ettari, ipotizzano gli inquirenti, si sarebbe svolta una vera e propria attività organizzata “per il traffico illecito di rilevanti quantità di rifiuti”. Centinaia di tonnellate di “monnezza” che, secondo il Pm della Procura di Catania Giuseppe Sturiale, sarebbe finita sottoterra, “tombata”. Le accuse, a vario titolo sono quelle di false attestazioni, traffico di rifiuti, discarica non autorizzata, danno ambientale e gestione clandestina di rifiuti.
Monaco presente in aula: L’imprenditore, Giuseppe Monaco, amministratore unico della Ofelia Ambiente srl, intrattenutosi con i cronisti ha tenuto a precisare che il deposito incontrollato delle lastre di cemento amianto, non insisteva e non insiste a tutt’oggi nell’area di cui ha avuto disponibilità. “L’eternit – spiega Monaco – cadde a terra dopo una tromba d’aria che addirittura causò dei morti, tutto venne divelto e i locali vennero dichiarati inagibili da parte dei Carabinieri”. Secondo l’imprenditore acese nessuna violazione sulla lavorazione della spazzatura per la produzione del compost: “La plastica – ha affermato – veniva eliminata con i vagli rotativi e vagli a dischi”. Nessun rifiuto inoltre sarebbe stato “tombato”: “La cenere di pirite – ha spiegato – che viene data come pericolosa non è assolutamente tossica, il terreno secondo una perizia che oggi produrremo in udienza e che mi è stata stilata da un chimico e di elevata professionalità risulta addirittura migliorato nelle sue componenti”.
Le dichiarazioni del segretario di Codici Onlus Manfredi Zammataro