Rimpasto, spunta Fabio Giambrone| Ma la Sinistra batte i pugni - Live Sicilia

Rimpasto, spunta Fabio Giambrone| Ma la Sinistra batte i pugni

Fabio Giambrone

La nuova giunta dovrebbe nascere entro i primi di ottobre. Tensione sulla poltrona di vice sindaco.

PALERMO – I tempi sarebbero stretti, anzi strettissimi, nonostante la difficoltà di trovare una quadra, ma il rimpasto al comune di Palermo sembra ormai imminente. Dopo mesi di voci e indiscrezioni, la nuova giunta Orlando dovrebbe prendere corpo nel giro di una, massimo due settimane: un partita saldamente in mano al sindaco che, come sempre in questi casi, ascolta tutti ma poi decide in totale autonomia.

GIAMBRONE E LA GESAP. Una data però c’è ed è segnata in rosso sul calendario. Il prossimo 8 ottobre l’assemblea dei soci della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto Falcone-Borsellino, dovrà nominare il nuovo consiglio di amministrazione. Il presidente uscente è Fabio Giambrone, braccio “politico” del Professore, che non fa mistero di voler restare alla guida dello scalo di Punta Raisi: il punto è che potrebbe esserci qualche problema di compatibilità, visto che è anche un dipendente di Palazzo delle Aquile e che le normative sono mutate. La scelta è in mano ai soci, ma se Giambrone non dovesse essere confermato all’aeroporto (e non dovesse andare in Gh, la società satellite di Gesap) sembra proprio che l’alternativa sia la giunta di Palermo. Una prospettiva che non dispiacerebbe affatto a Orlando che, dicono i ben informati, da tempo spinge perché l’ex senatore entri nella sua squadra di governo, forte anche dei risultati conseguiti in questi anni in Gesap.

Tutto facile, quindi? No, perché i problemi sul rimpasto non sono pochi e i punti fermi sono ancora meno. L’idea del sindaco rimane quella di aprire ufficialmente ai partiti, ossia Pd, Sicilia Futura e Sinistra Comune, dando una poltrona a testa. Se si considera anche Giambrone, il cambio riguarderebbe metà della giunta e quindi quattro assessori, ma non è escluso che il Professore decida per un cambio assai più radicale. In queste ore si rincorrono voci frenetiche e discordanti su chi resterà in giunta e chi invece farà la valige, considerando che c’è anche il bilancio alle porte, e perfino chi sembrava sicuro di rimanere sembra adesso vacillare.

L’eventuale cambio alla Gesap porrebbe inoltre un altro problema: chi andrà alla guida della società di gestione dell’aeroporto, visto che la maggioranza delle quote sono in mano a Orlando che potrà scegliere in totale autonomia? Sembra escluso che la presidenza possa andare ai partiti e quindi la scelta potrebbe ricadere su un uomo di fiducia (come Pierpaolo La Commare o l’ex assessore Tullio Giuffrè), così come ai partiti non dovrebbe andare più di una poltrona a testa per la giunta: se ci saranno altri cambi, saranno tutti appannaggio del primo cittadino.

LE TRATTATIVE NEI PARTITI. Andiamo ai partiti. Se Sicilia Futura pare avere le idee chiare e puntare tutto su Leopoldo Piampiano, nel Partito Democratico non ci sono ancora prese di posizioni ufficiali. Il Pd è infatti alle prese con una fase congressuale che sarà sì nazionale, ma a cascata riguarderà anche il livello regionale e provinciale del partito; c’è poi la questione delle elezioni di secondo livello all’ex Provincia e, in prospettiva, fanno capolino anche le Europee. Insomma, una serie di variabili che dovranno incrociarsi in una trattativa complessiva tra le correnti che si farà su più tavoli. Il nome che in questi mesi è circolato con maggiore insistenza è quello di Teresa Piccione, vicina a Giuseppe Lupo, ma non è un mistero che i “cracoliciani” siano contrari, così come difficilmente le altre anime dem accetterebbero un uomo di corrente. La via d’uscita, allora, potrebbe essere rappresentata dal capogruppo (visto che non c’è incompatibilità tra il ruolo di assessore e quello di consigliere), un po’ come successe alla Regione durante l’era Crocetta con Baldo Gucciardi. In questo caso il capogruppo a Sala delle Lapidi è il renziano Dario Chinnici, già votato e quindi espressione di una sintesi, ma nel partito la confusione regna ancora sovrana. Orlando però potrebbe chiedere ai dem di accelerare e, nel caso in cui non si trovasse l’accordo, decidere anche in autonomia, visto che è un iscritto e che intende giocare un ruolo nella prossima fase congressuale regionale e provinciale.

SINISTRA COMUNE PUNTA AL “VICE”. Ma la grana più grande è quella rappresentata da Sinistra Comune, che già a luglio ha posto il problema del rimpasto: peccato che in questi mesi Orlando abbia fatto orecchie da mercante. Sc lamenta di essere il partito meno valorizzato visto che ha una sola presidenza di commissione, ha rinunciato alla presidenza del consiglio e, tra le aziende, ha ricevuto la guida dell’Amg, più piccola rispetto a Rap e Amat andate a Pd e Sf. Un riequilibrio politico, insomma, che però secondo Giusto Catania e compagni deve riguardare tutta la giunta: niente promossi o bocciati ma tutto da rifare, mettendo in conto anche il futuro. La Sinistra, in pratica, non si accontenta di un assessore ma chiede di discutere del programma dei prossimi quattro anni, di sapere se la prossima giunta resterà fino alle elezioni, quali saranno le deleghe e a chi andranno.

Indicazioni che non si tradurrebbero nella richiesta di due assessori, ma di deleghe “pesanti” per un assessore che però sia anche vicesindaco. Un problema di non facile soluzione, visto che la poltrona di numero due della giunta potrebbe andare anche a Giambrone: Catania e l’ex senatore sono due nomi forti che difficilmente potrebbero convivere nella stessa squadra, specie se uno dei due facesse il vice sindaco a scapito dell’altro. “Il sindaco è già del Pd, il suo vice non può appartenere allo stesso partito”, dicono però dentro Sinistra Comune. Nel caso in cui Orlando accordi il ruolo di vice a Sc il posto potrebbe andare a Giusto Catania, che ha il profilo più autorevole tra i suoi, mentre in caso contrario le opzioni sarebbero due: uno tra i consiglieri (Catania, Barbara Evola o Marcello Susinno, visto che Katia Orlando non sarebbe della partita per questioni familiari) o la rottura completa, con l’uscita dalla maggioranza.

I CONSIGLIERI FUORI DAI PARTITI. Ma non è finita qui, perché a scalpitare sono anche i consiglieri comunali che fanno direttamente capo al sindaco, cioè eletti in liste civiche o rimasti senza partiti di riferimento. In questo momento sembrano tagliati fuori dai giochi e la nomina della giunta potrebbe provocare malumori difficili da gestire, specie in chi, come Fabrizio Ferrara o Francesco Scarpinato, è arrivato primo in lista alle Comunali e ha sfoggiato buone performance anche alle Regionali, pur non centrando l’obiettivo dell’elezione. Le nomine nei cda delle aziende, che avrebbero potuto fungere da camera di compensazioni, sono ancora congelate e la tensione inizia a salire, proprio perché le trattative sono entrate nel vivo.

Il rimpasto dovrebbe avvenire entro la prima decade di ottobre, ma i giochi dipendono anzitutto da quanti assessori cambierà il sindaco che dovrà scegliere tra un semplice maquillage o una vera e propria rivoluzione.


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