Un ritratto di Mario Francese a firma Angelo Vecchio, scrittore e giornalista nato a Licata che nel libro “La mafia dalla A alla Z” (edito dalla Novantacento) ricostruisce la vicenda del giornalista.
Giornalista, assassinato la sera del 26 gennaio 1979 a Palermo, in viale Campania, quasi sotto casa. Aveva cinquantaquattro anni ed era cronista di giudiziaria del Giornale di Sicilia. Giornalista schivo, non amava mettersi in mostra. Per diversi anni sul suo assassinio era calato il silenzio. Quel nome sembrava svanito e quel delitto classificato come omicidio di quarta serie. Eppure sulla sua morte il ventaglio d’ipotesi era ristretto. Una pista, per esempio, portava ai suoi servizi a puntate sulla diga di Garcia, che aveva scritto nel 1977. Si tratta di una zona della valle del Belice, sulla quale erano caduti una montagna di miliardi di lire. Ma l’appalto per quella costruzione provocò decine di morti ammazzati. E Francese su quella diga aveva scritto un’inchiesta per il Giornale di Sicilia, che era stata pubblicata a poche settimane di distanza dall’assassinio del colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo. “Il colonnello” scrisse Francese “è stato eliminato perché aveva iniziato le indagini sui delitti della diga”.
Sin dall’inizio delle indagini, non sarebbe stato difficile arrivare alla verità sul delitto di viale Campania, perché la vita professionale di Francese era sempre stata chiara come uno specchio, non c’era nulla di misterioso: il lavoro, la famiglia, di nuovo il lavoro, dalla mattina alla sera, e poi a casa, con la moglie, con i figli. E poi c’è la storia della strage della Vucciria, compiuta il 15 aprile 1978. Un gruppo armato fece irruzione in una bettola e uccise tre picciotti di malavita: Antonio Di Betta, Franco Bianchi e Mario Giordani. Mario Francese si trovava lì per caso. Racconterà alla polizia che era entrato nel locale per telefonare e non aveva visto in faccia i sicari, perché erano a volto coperto. Per i giudici che hanno celebrato il processo per l’assassinio del giornalista non ci sono dubbi: Francese è stato eliminato per lo “straordinario impegno civile con cui la vittima aveva compiuto un’approfondita ricostruzione delle più complesse e rilevanti vicende di mafia degli anni ’70”. Nel 2003 diventano definitivi i trenta anni di condanna per Totò Riina, Leoluca Bagarella, Raffaele Ganci, Francesco Madonia e Michele Greco. Nel processo bis viene confermato in appello l’ergastolo a Bernardo Provenzano.