Rolex, gamberoni, gasolio, soldi |Le richieste dei finanzieri infedeli - Live Sicilia

Rolex, gamberoni, gasolio, soldi |Le richieste dei finanzieri infedeli

Ecco le intercettazioni e le denunce delle vittime che hanno portato al blitz di ieri. E spuntano altri quattro casi.

Le intercettazioni
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PALERMO – Un veterinario, il titolare di un “compro oro”, ma anche un distributore di benzina, un pescatore di Isola delle Femmine, il gestore di un impianto per smaltire i rifiuti e il titolare di un’azienda dolciaria. I finanzieri coinvolti nell’inchiesta che ieri ha svelato le presunte richieste di mazzette avevano il “vizietto” di chiedere denaro: non l’avrebbero fatto solo nei confronti delle due vittime che hanno denunciato, ma almeno in altri quattro casi, finiti sotto i riflettori durante le indagini. Il metodo era più o meno sempre uguale: secondo gli investigatori, Tobia Imparato, Felice Monterosso e Ferdinando Rinaldo – in carcere i primi due, ai domiciliari il terzo – avrebbero inscenato finti controlli o si sarebbero presentati da imprenditori effettivamente sotto indagine per proporsi come mediatori. A incastrarli, soprattutto, il racconto delle vittime e le intercettazioni. Ecco quei documenti.

“Abbiamo foto compromettenti”
Quando il 13 maggio il veterinario si presenta a denunciare è terrorizzato. Qualche giorno prima, secondo il suo racconto, Gabriele Specchiarello – l’impiegato finito in cella nel blitz – gli ha detto che “in caso di controlli della Guardia di Finanza, lui aveva delle non meglio precisate amicizie che, a suo dire, mi sarebbero potute tornare utili”. Lì per lì il professonista ha registrato l’informazione senza darle molto peso, ma qualche giorno dopo i finanzieri si sono presentati davvero nel suo ambulatorio. Che, come spiega agli investigatori, gli hanno parlato di un’indagine in corso: “I due – dice -, dopo avermi esortato a non parlare con nessuno del nostro incontro, mi hanno subito evidenziato come la mia situazione fosse grave, non tanto da un punto di vista della mia posizione fiscale, ma poiché, a loro dire, erano in possesso di foto e documenti compromettenti. Sono rimasto subito allibito da questa loro affermazione ed ho chiesto maggiori informazioni sui documenti/foto in loro possesso”. Un’indagine lunga mezzo anno: “Il finanziere che si presentò come capitano mi ha detto che ero sotto indagine da oltre 6 mesi durante i quali erano state raccolte numerose prove contro di me, aggiungendo che ero stato costantemente intercettato, pedinato e fotografato”. Così il professionista si sarebbe rivolto all’amico. Fino ad arrivare a un punto d’incontro: “Il finanziere che si è presentato come capitano mi ha fatto intendere che c’era la possibilità di ‘trovare un accordo’ dopo avere però parlato anche con altri tre colleghi (oltre a loro due) che, a suo dire, avevano l’indagine nei miei confronti”.
Passa qualche giorno, e il veterinario si rende conto di essere stato raggirato. Al telefono lo dice Silvio Greco, l’artigiano finito in cella: “Quello era convinto pure ca io m’avia… cioè…che il cinghiale l’avevamo diviso io ed iddu… immagini? Per questo l‟aveva con me…”. Per il gip Lorenzo Matassa, che ha accolto le richieste dei pm Leonardo Agueci e Alessandro Picchi, “il cinghiale” è il pagamento, e “iddu” è Specchiarello. E allora nella presunta squadra si diffonde la paura. Tanto da far ipotizzare a Monterosso che “è meglio non allargare troppo il fatto delle nostre battute di caccia”. Fino a quando, per caso, Imparato incontra il professionista. Il finanziere arrestato la racconta così a Rinaldo:
Imparato: L’imbarazzo è stato no forte, tragico.
Rinaldo: Tu gli dici no, compà, noi non volevamo niente, non abbiamo fatto niente.
Imparato: Ma effettivamente (…)
Rinaldo: Ci dovevi dire, noi abbiamo visto che il controllo era a posto, che fai le fatture, fai tutto…che cosa vuoi fare?

“Stiamo indagando sui ‘compro oro’”
L’altra vittima che ha denunciato è il titolare di un compro oro. Insospettito da un episodio irrituale: “Incontravo il Greco in compagnia del solo Tobia e chiacchierando ci spostavamo in direzione del mio negozio. In quel frangente il Tobia, senza alcuna pertinenza con il discorso che si affrontava, mi informava che era in corso una vasta attività della Guardia di Finanza nei confronti dei cosiddetti ‘compro oro’ e che un fascicolo, intestato alla mia azienda, era presente sulla scrivania del ‘colonnello’”. La richiesta, secondo l’imprenditore, stavolta è esplicita: “Quest’ultimo mi informava dell’effettiva presenza sulla scrivania del colonnello di un fascicolo intestato alla mia società, avanzando, quindi, la richiesta di un regalo per i colleghi titolari della pratica al fine di ‘insabbiarla’, specificando che i regali dovevano essere semplicemente due orologi di marca Rolex”,
L’imprenditore rimane spiazzato. E, nel dubbio, decide di registrare le conversazioni successive con un iPhone: “Riaprendo la discussione del controllo gli chiesi le dovute certezze sulla possibilità di insabbiare tale pratica. Il Greco mi rispose dando per scontato che con l’interesse del nostro amico Tobia la situazione si sarebbe risolta. Spostatici verso l’esterno del negozio, si presentava il Tobia, al quale ripetevo i miei dubbi sulla possibilità di insabbiare la pratica al fine di non fare un investimento sbagliato. La risposta del Tobia, volendo essere rassicurante, mi confermava che se avessi pagato si sarebbe risolto tutto”. Ma l’imprenditore non può permettersi una spesa del genere. E allora la richiesta sarebbe cambiata: “Tobia – afferma la vittima – modificava la propria richiesta, sostituendo ai Rolex uno scooter”.

Soldi e gasolio dal distributore non in regola
Il terzo caso contestato – stavolta solo a Monterosso e Imparato – riguarda un distributore effettivamente finito sotto indagine. Cambia il contesto, ma il metodo sarebbe lo stesso: “I due – ha detto la vittima – mi dissero che l‘impianto era abusivo, che mi avrebbero fatto chiudere e che mi avrebbero denunciato in Procura e che avrei passato i guai. Dopo avermi fatto spaventare, i due mi dissero che mi avrebbero potuto proteggere e che io avrei potuto continuare a lavorare se avessi pagato loro con denaro contante e con un televisore a testa. In tasca avevo circa 3 mila euro in contanti che consegnai”. Ma non solo: secondo l’accusa, Imparato si sarebbe fatto rifornire l’auto anche con 80 litri di gasolio. Gratis, ovviamente.

La talpa che avvisava i pescatori
Il capitolo più corposo, però, riguarda i pescatori di Isola delle Femmine. Che avrebbero ricevuto “soffiate” da Imparato in cambio di pesce, crostacei e altro: ad esempio quando, il 9 giugno, il finanziere avrebbe dato il via libera per l’attracco dopo aver verificato l’assenza di controlli dei pescatori. La contropartita? Tonni. E che tonni: “Dico così – afferma Imparato intercettato – Non ti dimenticare di me, quella canzone fa non ti scordar di me ahahahahaha (ride)”. Risposta secca: “Già levato, già levato è stato, già levato fu… uno qualche 25 chili, e si deve fare”.

Soldi e carburante dall’imprenditore
C’è poi il caso dell’imprenditore dolciario. Anche lui al centro di un’inchiesta per irregolarità fiscali. Nelle intercettazioni che lo riguardano c’è quella che gli inquirenti considerano la telefonata in cui si concorda l’appuntamento per pagare – “Vabbè, dico, magari domani che è…pure che è gli fai un piccolo…no, dice, tutto a posto, tutto (incomprensibile) tutta la torta è…” – ma anche una vicenda strana: un appuntamento con il fratello dell’imprenditore per un pieno di carburante gratis. Ma, specificano gli investigatori, la stazione di rifornimento sarebbe abusiva:
Monterosso: Ho capito, no, volevo passare se era possibile.
Vittima: Dimmi?
Monterosso: A fare un po’ di carburante.
Vittima: Eh, sì, e vabbeh iamo dda a puampa, picchì ca per uara unn’aiu, va bene vieni.

“Paga 5.000 euro o ci saranno conseguenze”
L’ultimo episodio ricalca un po’ il primo. Con un’unica differenza: la vittima, stavolta, era davvero sotto inchiesta. Anche in questo caso, però, Imparato avrebbe parlato di foto compromettenti. In questo caso si tratta di un terreno sul quale venivano smaltiti i rifiuti: “Mi ha confidato l‟esistenza di numerosi e gravi elementi di prova a mio carico e che l‟indagine nei miei confronti si protraeva da oltre tre mesi. In particolare, Tobia mi disse che avevano effettuato diversi sopralluoghi, anche con mezzi aerei, e che erano in possesso di numerose fotografie compromettenti: cumuli di scarti di materiale edile, camion che conferivano i detriti, mezzi che sistemavano e spianavano il materiale di risulta nel mio terreno. Quindi, Tobia mi illustrò le gravissime conseguenze a cui stavo andando incontro, sia a livello penale (con la denuncia alla Procura della Repubblica) che a livello amministrativo (con la segnalazione delle irregolarità all’Arpa Sicilia)”. La richiesta sarebbe arrivata immediatamente: “Durante il breve incontro, il militare ribadì la gravità della situazione, esortandomi a consegnargli immediatamente euro 5.000 per non avere ulteriori gravi conseguenze”.


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