"RosaNellum", la grande torta dopo il crash M5S - Live Sicilia

“RosaNellum”, la grande torta dopo il crash M5S

“Quanti seggi parlamentari vale la presidenza della Regione?”. È solo una delle frasi...CONTINUA A LEGGERE
VERSO LE REGIONALI
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PALERMO – “Quanti seggi parlamentari vale la presidenza della Regione?”. È solo una delle frasi più ricorrenti tra le prime linee dello scontro all’interno del centrodestra. Deputati regionali, nazionali e assessori sono impegnati a incrociare gli algoritmi del Rosatellum rivisto e ridotto, con il fattore “Nello”.

In ballo ci sono, ancora, le “non dimissioni” che potrebbero far saltare l’election day, ma c’è già chi sogna di poter prendere parte alla grande abbuffata dei seggi.

Nel 2018, in Sicilia, il Movimento 5 Stelle vinse a man bassa nei collegi uninominali, conquistandoli tutti; adesso, con la frantumazione dei grillini, quei posti tornano a essere messi in palio. Sempre salvo sorprese delle urne.

Il sistema elettorale

In totale, tra Camera e Senato, in Sicilia ci sono 48 seggi. Quelli plurinominali vengono assegnati alla coalizione (9 seggi nel collegio Sicilia 1 alla Camera, 11 Sicilia 2 alla Camera e 10 al Senato). Ci sono anche seggi “uninominali”, 6 in ciascun collegio alla Camera e altrettanti, complessivamente, al Senato.

Senza la trattativa sul singolo seggio, il centrodestra rischia di aprire le porte alla coalizione fantasma di centrosinistra e non c’è nessuno che, in questo momento, possa travestirsi da Bagarino per sbigliettare i ticket di entrata in Parlamento.

La trattativa

Ignazio La Russa sta guidando le trattative, provando a mediare tra i due ex “fratelli” Stancanelli e Musumeci. L’ultima conclusione è che non possa essere Matteo Salvini a indicare un candidato presidente della Regione in casa Fratelli d’Italia, anche se i siciliani di Prima l’Italia convergono sull’ex sindaco di Catania, con quella poltrona che torna in ballo.

Il caso Catania e i seggi

Il sindaco leader di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese è sospeso per via della legge Severino. Potrebbe, tra le maglie delle interpretazioni normative, correre alle nazionali, ma dovrebbe dimettersi entro pochi giorni. La sua poltrona andrebbe in quota Lega, ovvero Valeria Sudano, grazie a una mediazione con i lombardiani che arriva dai piani alti. E qui entra in ballo Luca Sammartino, pronto a lasciare la Sicilia per Roma. Ma non solo, c’è un lungo elenco di pretendenti in ogni città: sindaci che puntano alle regionali e amministratori in ballo per le politiche.

Il criterio di candidatura

Nel centrodestra si fa sempre più insistente il modello della doppia candidatura, regionali e politiche, in modo da spingere le liste, puntando anche sullo scorrimento degli eletti.

Un modello già praticato nel 2018 da Antinoro, Dina, Savarino, per esempio.

Il baratto

Il tavolo per la Sicilia è legato anche a quello della Regione Lazio. Zingaretti è stato tentato dalle dimissioni per un “collegio sicuro”, ultimamente sembra averci ripensato, ma in ballo ci sono gli equilibri tra Forza Italia e Fratelli d’Italia. Non a caso, uno dei nomi che circolano con insistenza è quello di Stefania Prestigiacomo al posto di Musumeci. Si blinderebbe il Lazio con la Meloni, ma verrebbe meno la regola degli “uscenti da ricandidare”. E allora tutto ha un prezzo, la domanda di partenza è semplice: “Quanti seggi vale una presidenza della Regione”. Poi, forse, la politica troverà il tempo di spiegare quale sia il programma dietro lo schieramento.


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