BERLINO – L’orso d’oro della 66/ima edizione del Festival di Berlino va al film documentario ‘Fuocoammare’, di Gianfranco Rosi. Il film, che il regista già Leone d’oro a Venezia con ‘Sacro G.r.a.’, ha girato nel corso di un anno e mezzo a Lampedusa documentando da un lato la vita sospesa di alcuni suoi abitanti e dall’altro quella drammatica dei migranti in esodo verso l’Europa, aveva colpito sin dall’inizio critica e pubblico del Festival.
L’emozione è stata tangibile, in tutti, al momento della consegna dell’Orso d’oro 2016: persino a Meryl Streep, che lo annuncia, sul palco della Berlinale, trema la voce, quando dice che sarà premiato Gianfranco Rosi per il suo “Fuocoammare”. Le immagini di Lampedusa, a Berlino, nel Paese che ha accolto un milione di profughi nel 2015, hanno turbato e commosso. E il regista dedica l’Orso alle vittime: “Il mio pensiero stasera va a tutti coloro che a Lampedusa non sono mai arrivati nel loro viaggio della speranza – esordisce – e alla gente di Lampedusa, che da venti, trenta anni apre il suo cuore a chi arriva”.
“È inaccettabile – aggiunge che la gente muoia a mare, mentre cerca di superare le frontiere”. C’è un messaggio nell’isola che tutti devono fare proprio: “Quando chiesi al dottore come mai Lampedusa fosse così generosa – racconta – lui mi rispose: perchè siamo una terra di pescatori, e i pescatori accolgono quello che viene dal mare. Ecco, dovremmo imparare tutti a essere un po’ più pescatori”.
“La cultura,l’arte, il cinema si confermano più avanti di egoismi disumani e meschinerie politiche – commenta il sindaco di Palermo e presidente Anci Sicilia Leoluca Orlando – tutta la solidarietà ai migranti, vittime di scelte e legislazioni europee criminogene, e grande ammirazione a Gianfranco Rosi e a protagonisti di Fuocoammare che giorno 11 novembre ho incontrato alla cerimonia di inaugurazione del Berlinale, presentando negli stessi giorni anche a Magderburgo e ad Hannover la Carta di Palermo per la mobilità internazionale come diritto umano e contro il genocidio di migranti”.
“Il Premio Nobel agli abitanti di Lampedusa e Lesbo sarebbe una scelta giusta e un gesto simbolico importante”. A rilanciare l’idea è il regista Gianfranco Rosi, vincitore dell’Orso d’Oro alla Berlinale, in un intervento su Repubblica. “I lampedusani in questi vent’anni hanno accolto persone che sono arrivate, migranti, senza mai fermarsi. Ho vissuto lì un anno e non ho mai sentito da nessuno parole di astio e paura nei confronti degli sbarchi. Le uniche volte in cui li vedo reagire con rabbia è quando ci sono troppe notizie negative associate all’isola: ‘disastro a Lampedusa’, ‘i pesci che mangiano i cadaveri’, ‘arrivano i terroristi'”, scrive Rosi. “Questo stato d’animo appartiene non solo a Lampedusa ma alla Sicilia e i siciliani. Negli ultimi tempi sono arrivate migliaia di persone e non ho sentito nessuno a Palermo o Catania parlare di barriere. Quelle barriere fisiche e mentali che alcuni stati d’Europa innalzano, vergognosamente, oggi”, aggiunge Rosi. Il regista dice di essere stato inizialmente stupito dalla generosità dei lampedusani, ma il dottor Pietro Bartolo, uno dei protagonisti di ‘Fuocoammare’, “mi ha spiegato che loro sono un popolo di pescatori e per questo accolgono tutto quel che viene dal mare. Dobbiamo assorbire anche noi l’anima dei pescatori”. Rosi ha consegnato il premio del festival del cinema di Berlino a Bartolo, “arriverà prima sull’isola che a casa mia. Perché – conclude – quel popolo oggi è la mia famiglia”.