PALERMO – I renziani chiamano e i Partigiani rispondono. Nello strano congresso regionale del Pd, in cui vecchi nemici si schierano al fianco, accade che il gruppo nato nei mesi scorsi che ha sempre avuto posizioni smaccatamente critiche verso il mondo renziano, si saldi a quest’ultimo nella sfida congressuale. Stamattina Davide Faraone aveva lanciato su Facebook l’invito ad Antonio Rubino, ex segretario organizzativo del Pd, a essere il suo vice, nel nome del ricambio generazionale. E l’invito è stato accolto.
Rubino spiega le ragioni politiche del suo sì in una lunga nota. “Le scelte che ho fatto in questi anni – scrive il politico palermitano in passato vicino ad Antonello Cracolici -, soprattutto in questi ultimi mesi, sono frutto della consapevolezza che il Pd in Sicilia ha bisogno di una scossa politica e generazionale. Questo mi ha spesso attirato l’accusa di velleitarismo, proveniente soprattutto da chi ha preferito non prendere atto della realtà mortificando il ruolo della sinistra nel partito democratico. Il congresso del Pd siciliano, non può essere un referendum sul passato o un gioco di ruolo. Deve essere invece l’occasione per decidere, per una volta in maniera chiara, se il Pd è uno strumento di autotutela o un soggetto politico capace di rinnovarsi ed essere motore dell’opposizione, mollando i trasformismi da un lato, i conservatorismi dall’altro”.
“Con le persone con cui abbiamo condiviso un percorso in questi mesi, abbiamo lavorato fino all’ultimo istante per realizzare l’unità del Pd – dice Rubino -, mettendoci a servizio di questo obiettivo senza altra finalità che quella di dare una risposta ad una forte richiesta di elettori e militanti. Sarà invece un congresso in cui si misureranno persone e prospettive diverse, il che comporta delle scelte da condurre con chiarezza davanti all’opinione pubblica”.
“Davide Faraone – arriva al punto la nota – mi ha chiamato in causa, con coraggio, chiedendomi di partecipare insieme ad una sfida congressuale e ad un progetto di rinnovamento e ricostruzione del Pd. E’ noto che abbiamo avuto opinioni diverse, che richiedono chiarezza di intenti e trasparenza nelle scelte. Ho scelto, insieme con chi mi ha accompagnato in questi mesi, di accettare questa sfida. Perché nessuno può pensare di essere autosufficiente. Perché la sinistra merita di essere rinnovata e rinvigorita e il suo spazio è un Pd plurale. Perché, anche nell’umiltà dei ruoli e nelle difficoltà del periodo, è il momento di scendere per tutti dai piedistalli e misurarci con l’esigenza di mettere in moto l’opposizione contro il pericolo nazionalpopulista”.
E così, lo schieramento del senatore palermitano, che già contava sulla corrente renziana e sulle truppe extra-Pd di Sicilia Futura, movimento con cui i Partigiani hanno battibeccato in passato, si allarga a sinistra con i Partigiani. Che tennero il loro battesimo proprio nel giorno della nascita del “Nuovo campo” celebrato da Faraone, idealmente mandando a dire in quell’occasione ai renziani che “in questi anni siamo apparsi un soggetto indistinto che, nella logica di apertura all’elettorato moderato, ha imbarcato di tutto”. Acqua passata. E se nell’altro campo, attorno a Teresa Piccione si saldano vecchi e storici rivali come Antonello Cracolici e Giuseppe Lupo, che più volte in passato incrociarono le lame, rivalità ancora più fresche e recenti si superano in questo caso. Nel nome dell’unità.