Saguto e la pista dei soldi | "Dobbiamo fare partire il circuito" - Live Sicilia

Saguto e la pista dei soldi | “Dobbiamo fare partire il circuito”

Le microspie piazzate nell'ufficio dell'ex presidente delle Misure di prevenzione e non solo hanno registrato diverse conversazioni in cui si parla di denaro. I finanzieri cercano i riscontri che sostengano la tesi dei versamenti in contanti in favore del padre del magistrato.

PALERMO – Sono i soldi la chiave dell’inchiesta sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia. Quei soldi che sarebbero serviti anche “per fare partire un po’ il circuito”.

“La situazione finanziaria della famiglia Saguto è alquanto critica – annotano i finanzieri – con conti correnti bancari in passivo e continue spese, soprattutto da parte dei figli, che sembrano non trovare adeguata copertura con gli introiti dei genitori. Per fare fronte a tale situazione, la Saguto, in più occasioni, si sarebbe rivolta a Cappellano Seminara per chiedere denaro (cripticamente indicato come ‘documenti’)”. Non è un caso, infatti, che il magistrato e il padre Vittorio Pietro siano indagati per autoriciclaggio.

Di soldi si parla spesso nelle intercettazioni, ma parlarne non è un reato. Così come non è un reato possederli e spenderli. Gli investigatori cercano, però, quei riscontri che sostengano la tesi dei versamenti in contanti in favore del padre del magistrato, che li avrebbe ricevuti per la figlia. E la ricerca dei riscontri muove dalle intercettazioni. “Tu hai preso i soldi dalla borsa?”, chiede il padre al magistrato che risponde: “Io ho preso solo quando c’erano i pezzi da cento, non so quanti erano precisamente, una parte l’ho levata”. Il padre – “C’erano due, tre mazzettine di quelle” – sembra non trovare il denaro. Mezz’ora dopo, il 20 agosto scorso, richiama la figlia: “Tutto a posto… ci sono tre roselline”. Tutto lecito, era solo una scelta, legittima, di usare soldi in contanti?

Il 2 settembre le cimici piazzate dentro l’ufficio del magistrato, al piano terra del nuovo Palazzo di giustizia, registrano una conversazione fra la Saguto e Cappellano Seminara. Il giudice discute di “rifare la casa di nuovo… non se ne parla… incomprensibile… tu sei, colpa tua…”. “Perché?”, le chiede Cappellano. E la Saguto risponde: “Tu hai dato disposizioni di niente… a Lorenzo non è arrivato nulla”. “Ma che stai dicendo?… la scorsa settimana prima di partire, no però hai ragione lo sai perché? Perché loro hanno fatto i pagamenti… oggi che cos’è… quindi ieri, perché per un problema di provvista o lo passavano lunedì o lo passavano ieri…”. Saguto: “Ma tutti glieli hai dati?”. Cappellano: “Certo tutti, tutto quello che c’è”.

Ancora la Saguto: “Deve pagare le tasse tanto per cambiare non è che io sono migliorata perché Lorenzo non lavora più da te, anzi peggio, non può essere meglio”. Il riferimento sarebbe all’incarico che l’ingegnere Lorenzo Caramma, marito del magistrato, aveva lasciato nella cava Buttitta, bene amministrato da Cappellano Seminara. Nel giugno scorso, infatti, Caramma fece un passo indietro. Il perché è ancora da chiarire. Anche in questo caso si tratta di intercettazioni che vanno riscontrate. Caramma è stato ed è consulente di Cappellano Seminara in diverse amministrazioni giudiziarie, non solo a Palermo ma anche ad Agrigento, Caltanissetta e Trapani.

Lo stesso giorno di settembre da un’altra parte e con altri interlocutori si parla ancora di soldi. Protagonista è Carmelo Provenzano, professore a Enna, nel giro delle amministrazione giudiziarie, pure lui indagato. Le microspie captano Provenzano mentre chiede a Roberto Nicola Santangelo, altro amministratore: “Mi devi fare una cortesia, se ce la fai puoi prelevare 2000 euro, anche col bancomat, anche di meno… che poi ti spiego… dobbiamo fare partire un po’ il circuito”. Di quale circuito parlava? La Procura di Caltanissetta è al lavoro.


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