Salva Sicilia, De Luca: "Presenteremo una mozione di sfiducia" - Live Sicilia

Salva Sicilia, De Luca: “Presenteremo una mozione di sfiducia”

Piovono critiche sulla condotta del governo.
COMMISSIONE BILANCIO
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Palermo – In Commissione Bilancio piovono critiche sulla condotta del governo. Una grandinata di contestazioni si è abbattuta oggi in occasione della seduta della seconda Commissione, chiamata a discute del ddl sulle variazioni di bilancio che dovrebbero approdare in aula il 27 dicembre, sull’operato dell’assessore Falcone e del presidente Schifani.

De Luca: “Ci vogliono vendere la fontana di Trevi?”

A tenere banco le condizioni dell’accordo con lo Stato sia rispetto al modus operandi sia nel merito delle clausole poste in essere. Le opposizioni promettono battaglia. Il deputato del Pd, Mario Giambona, presenterà un’interrogazione parlamentare sul tema e la truppa di Cateno De Luca (oggi agguerritissimo in commissione) porterà in aula una mozione di sfiducia. Duri i toni dell’ex sindaco di Messina, Cateno De Luca, che ai microfoni di Live Sicilia sintetizza così quello che ha detto durante la seduta in merito all’accordo tra Schifani e Giorgetti. “Lo abbiamo demolito nel merito e nel metodo”, esordisce De Luca. “Abbiamo registrato l’imbarazzo di Falcone che a mia specifica domanda, cioè se era stata fatta una delibera di giunta, non ha saputo rispondere e ha chiamato gli uffici, Alla fine la risposta è che neanche la delibera di giunta esiste”, spiega De Luca.  “Schifani ha sostanzialmente condotto una trattativa privata con il buon Giorgetti. La cosa grave è che in commissione bilancio portano una variazione di bilancio per inscrivere queste somme frutto di una trattativa e di una legge che ancora non è legge, perché per quanto riguarda questa somma che è prevista nella legge di stabilità nazionale che è ancora in discussione alla Camera, poi deve andare al Senato e sarà legge solo dopo la pubblicazione”, argomenta. Poi sarcastico e tagliente dice: “Ma ci stanno vendendo la fontana di Trevi?” L’ex primo cittadino di Messina promette le barricate. “Abbiamo presentato una mozione di sfiducia per alto tradimento e ne chiederemo la calendarizzazione al presidente Galvagno. Il presidente della Regione non può agire come se fosse a casa propria”, dice De Luca.

Cracolici: “Il governo non promette nulla di buono”

Non è da meno il dem Antonello Cracolici. “Il governo ha appena compiuto il primo passo verso la prossima finanziaria ed è già nel caos: oggi nell’ambito delle variazioni di bilancio ha presentato in commissione l’accordo con lo Stato che riconosce circa 200 milioni di euro per la Sicilia, peccato che il governo non abbia mai discusso questo accordo né in commissione e neppure in aula, e soprattutto peccato che a fronte di appena 200 milioni la Sicilia, in base allo stesso accordo, rinuncia ad una somma di circa nove miliardi”, commenta a caldo Antonello Cracolici, parlamentare regionale del Pd e componente della commissione Bilancio all’Ars. “Ma nella stessa seduta della commissione – spiega – il governo ha compiuto un altro pasticcio, annunciando un emendamento per sopprimere il capitolo che prevede l’utilizzo dei 200 milioni dell’accordo con lo Stato. Il motivo? Si sono ‘accorti’ che inserendo questa somma nelle variazioni sarebbe stata assorbita dal ripiano del 2022, e dunque questi soldi sarebbero stati inutilizzabili nella manovra 2023. Insomma, se il buon giorno di vede dal mattino, questo governo non promette nulla di buono”, dice sferrando una sciabolata al governo. 

L’interrogazione del Pd

I dem vogliono vederci chiaro come dimostra l’interrogazione parlamentare presentata dal deputato Mario Giambona (primo firmatario). “L’accordo sembrava porre fine all’annosa questione della retrocessione delle accise a favore della Sicilia, quale contropartita all’aumento della compartecipazione alla spesa sanitaria dal 42% al 49%, come previsto dalla Finanziaria 2007 dello Stato. Tale norma, infatti, ha comportato maggiori oneri per la Sicilia per un valore di circa 600 milioni di euro annui”, si legge.

“L’accordo recentemente siglato vede, invece, la rinuncia da parte della Regione di tutte le spettanze dal 2007 al 2021, per un totale di circa 9 miliardi di euro, il riconoscimento di soli 200 milioni di euro per il 2022 e per il 2023 un generico impegno dello Stato risolvere definitivamente la questione. Questo accordo è stato un gioco al ribasso per la Sicilia, uno schiaffo al principio di “leale collaborazione” fra Stato e Regione. Solo lo scorso Aprile, l’ex assessore all’economia, Gaetano Armao, aveva sbandierato la vittoria del riconoscimento alla Sicilia dei 600 milioni annui, a seguito del termine del tavolo tecnico – previsto da un precedente accordo – che ha concluso i lavori sulla questione nel marzo 2022”, spiega il deputato. E si scaglia contro il governo uscente. “Il Governo Musumeci ha tenuto all’oscuro l’Assemblea Regionale sull’esito del tavolo e, oggi, in palese continuità si continuano a tenere all’oscuro i deputati sulle ragioni dell’attuale Accordo. Chiediamo al Governo con urgenza i dovuti chiarimenti e la documentazione sull’esito del tavolo tecnico concluso lo scorso marzo”. Insomma, sene vedranno delle belle.


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