Mettiamoci nei panni di un siciliano alle prese con i problemi quotidiani della sanità (e non è difficile, essendo tutti coinvolti). Questo immaginario e concreto protagonista mentre sta facendo la fila per il Cup, magari con i numerini gridati a voce perché il display non funziona, magari alle prese con lunghe liste d’attesa, rispetto a un malessere invasivo, legge sul telefonino le cronache delle schermaglie sulle nomine della Sanità. Se si arrabbia, dovremmo concludere che è un populista, adirato con il sistema, o che un po’ di ragione ce l’ha?
Quella a cui stiamo assistendo e che stiamo raccontando, infatti, è una dialettica con qualche margine di opacità, a essere indulgenti. Il governo ha presentato la sua lista di prescelti per i dirigenti generali, al vaglio della commissione dell’Ars che ha sollevato più di una perplessità su curriculum, capacità e procedimenti penali.
Tutto regolare, no? Dove starebbero i rilievi opachi? Nel sospetto motivato dall’esperienza di anni che il dibattito sia in gran parte declinato per appartenenze, zone d’influenza e interessi. Profili da scegliere non (sol)tanto per opportunità amministrativa, ma per il loro riferimento a una squadra, in un campionato già lambito dalle prossime elezioni europee.
Sono cose che il siciliano in fila per una prestazione sa e immagina benissimo. Da tempo chiede una sanità che funzioni e riceve, in risposta, il racconto delle divisioni e delle battaglie di un potere. Ecco perché è arrabbiato. Possiamo dargli torto?