PALERMO – “Un altro affare illecito”, lo definiscono gli investigatori. Un filone sugli interessi di Totò Cuffaro nel mondo della sanità privata e della formazione su cui la Procura della Repubblica di Palermo sta ancora lavorando.
Viene accennato nell’ordinanza di custodia cautelare con cui il giudice per le indagini preliminari Carmen Salustro ha disposto gli arresti domiciliari per il politico.
Il nuovo filone
“Quanto al reato associativo sono state valorizzate ulteriori risultanze relative a un altro illecito ‘affare’ che avrebbe interessato Cuffaro, la Cta Gea srl e la ‘regionalizzazione’ dell’ente Cefpas”, scrive il Gip.
Il 27 novembre scorso i pm Ganluca De Leo (coordina le indagini sui reati contro la pubblica amministrazione), Claudio Camilleri, Giulia Falchi e Andrea Zoppi hanno chiesto il sequestro preventivo (quello probatorio è stato bocciato dal Riesame) dei soldi trovati a casa Cuffaro (80 mila euro, di cui la metà delle banconote usurata dal tempo e dall’incuria).
La Procura ha depositato “ulteriori risultanze investigative a sostegno dell’assunto accusatorio”. Sono risultanze che il Gip non ha potuto prendere in considerazione nella fase della decisione sulla misura cautelare da applicare perché la difesa degli indagati non ne è ancora a conoscenza.
Quei soldi, così ipotizza la Procura, avrebbero potuto essere utilizzati per un altro affare che in qualche modo riguarderebbe la Cta Gea e il Cefpas.
La srl
La prima è una srl con sede a Ciminna, nel Palermitano, che si occupa di riabilitazione psichiatrica. Ha come soci due componenti delle famiglie Cuffaro e Galvanico. L’imprenditore Salvatore Galvanico è colui che informò Cuffaro che l’ex poliziotto Filippo Paradiso voleva parlargli. Per dirgli cosa? Lo spiegava lo stesso Cuffaro all’onorevole Carmelo Pace. Paradiso lo aveva rimproverato: “… dice … ma tu parli assai al telefono… capisci bene che ti hanno ascoltato”.
Intercettazioni a casa Cuffaro
Nel novembre 2023 Galvanico, annotano gli investigatori, dialogando con Vito Raso, fidato collaboratore di Cuffaro, “ha manifestato di condividere con questi interessi per l’accreditamento di strutture sanitarie private presso la Regione siciliana”.
Qualche giorno dopo Galvanico, a casa Cuffaro, discutendo con Roberto Sanfilippo (direttore generale del Cefpas) fece riferimento ad una nomina che avrebbe dovuto fare “Letizia”. I carabinieri del Ros la identificano in Maria Letizia Di Liberti, allora dirigente generale del dipartimento regionale della Famiglia e delle politiche sociali.
Sempre Di Liberti è stata nuovamente nominata da Galvanico in una conversazione registrata all’interno dell’abitazione di Cuffaro nel gennaio 2024 e sempre riportata nelle note dei carabinieri. Si parlava di un incontro a cui avrebbe dovuto partecipare anche Salvatore Iacolino, dirigente generale della Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute sul tema della “lunga assistenza”.
Cuffaro chiese informazioni a Di Liberti e, appena seppe che l’incontro era saltato per l’assenza di alcuni dirigenti, chiamò Iacolino “per contestargli quelli che riteneva ‘ingiustificabili ritardi’ nel settore delle strutture sanitarie di tipo privato di lunga assistenza, cosi dimostrando di spendersi per l’argomento indicato da Galvanico”.
Il 17 giugno 2024 Cuffaro ha informato Galvanico che Di Liberti aveva “confermato il buon esito dell’accordo sottoscritto tra assessorato alla Salute e assessorato alla Famiglia, specificando che la dirigente attendeva l’approvazione di Cuffaro prima di sottoscriverlo”.
Infine, scrivono i pm, il 9 agosto Cuffaro ha suggerito a Galvanico di inserire il genero Marco Zambuto nella Cta. Al momento non si conoscono le trascrizioni delle intercettazioni, ma solo le annotazioni.
I carabinieri del Ros concludono però che “queste cointeressenze spiegano il motivo per cui Cuffaro e Calvanico esercitano pressioni sull’Assessorato della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro, nella persona della Di Liberti, per ottenere riconoscimenti, accreditamenti e regolamentazioni di strutture di lunga degenza”.
Il Cefpas
Interessi non solo nella lunga degenza ma anche nella formazione sanitaria. Una questione ancora più criptica. L’ente regionale Cefpass, “Centro per la Formazione Permanente e l’Aggiornamento del Personale del Servizio Sanitario” che forma anche i manager siciliani della sanità pubblica, in passato è finito in uno scandalo per le assunzioni di diversi parenti di politici.
Ad ottobre 2024 il governo regionale aveva deciso di riconoscere al Cefpas la natura di ente del servizio sanitario regionale. La Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi dalla presidenza del Consiglio dei ministri, bocciò la modifica. Forse è questo il riferimento alla “regionalizzazione” ritenuta illegittima dalla Consulta perché il Cefpas finiva per uscire dal perimetro stabilito dallo Stato per il contenimento e il controllo della spesa sanitaria.
L’estensione del perimetro sanitario ad enti diversi, come aveva previsto la legge regionale del 2024, avrebbe rischiato di intaccare i fondi destinati a garantire i livelli essenziali di assistenza (LEA).
Il 27 novembre la Procura ha consegnato le “nuove risultanze” al Gip, convinta che servissero a rafforzare la contestazione di associazione a delinquere che invece è stata respinta dal giudice. Senza entrare nel merito dei nuovi atti non ancora depositati probabilmente perché andavano tenuti segreti per ragioni investigative.

