"Uccisa dal mal di denti" | Così Gaetana è morta a 18 anni - Live Sicilia

“Uccisa dal mal di denti” | Così Gaetana è morta a 18 anni

La vittima Gaetana Priolo

Gaetana Priolo è deceduta l'anno scorso per colpa della setticemia provocata da un ascesso dentale. Oggi i periti sollevano perplessità sull'operato di alcuni medici.

PALERMO - LA PERIZIA
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PALERMO – Morire per un mal di denti non curato. Accade anche questo nella sanità palermitana di oggi.

Gaetana Priolo è deceduta l’anno scorso per colpa della setticemia provocata da un ascesso dentale. Aveva diciotto anni e viveva nel rione Brancaccio. I periti hanno consegnato la perizia al pubblico ministero Claudio De Lazzaro al quale esprimono “perplessità sull’operato del medici intervenuti nel corso della visita presso il Pronto soccorso” dell’ospedale Civico e che, concludono, “riteniamo censurabile”.

Gaetano morì nel febbraio 2014, dopo essere stata visitata da medici e sanitari di due strutture pubbliche. Prima di tutto andò dal medico curante a cui i periti, i professori messinesi Giulio Cardia e Mario Barione, non attribuiscono alcuna responsabilità: “Riteniamo che nulla può essere contestato al medico di famiglia, che nella giornata del 17 gennaio 2014 ha visitato la ragazza e le ha prescritto trattamento farmacologico adeguato alla condizione patologica riscontrata. La valutazione diagnostica formulata è da considerarsi corretta, così anche la terapia prescritta dal suddetto professionista, che è da ritenere adeguata alle condizioni obiettive dell’affezione odontogena diagnosticata”.

Due giorni dopo Gaetana continuava a soffrire per il mal di denti e si recò al pronto soccorso del Buccheri La Ferla: “Altrettanto esente da censure riteniamo debba considerarsi la valutazione clinica fornita presso il Pronto soccorso dell’Ospedale Buccheri La Feria, in data 19 gennaio. In detta circostanza veniva riscontrato il focolaio di sepsi odontogena, veniva confermata la terapia antibiotica ed in aggiunta veniva praticata terapia antidolorifica (Toradol) e antiflogistica (Bentelan). La paziente veniva cosi dimessa con corretto ed adeguato consiglio di eseguire visita odontoiatrica presso il Policlinico di Palermo. Visita che, purtroppo, nel prosieguo non c’è stata stata. ”

La ragazza, infatti, non andò al Policlinico. Anche su questo punto i periti sono critici: “Riteniamo infatti che in detta circostanza un più sollecito riscontro, anche di carattere terapeutico odontostomatologico (cioè, l’evacuazione ed il drenaggio della raccolta ascessuale) avrebbe evitato/limitato l’invasione della sepsi alla regione cervicale”.

Il 24 gennaio Gaetana non migliorava e i genitori, che hanno presentato un esposto in Procura affidandosi all’avvocato Giulio Bonanno, decisero di accompagnarla al Pronto soccorso del Civico. Vi resterà dalle 13 alle 16.14, quando fu dimessa. ” II dato clinico-fenomenico della paziente emergente dagli atti depone per la sussistenza di uno stato di relativo benessere generale della ragazza, interessata, in quel momento – scrivono i periti – da una affezione odontogena, che sembra essere circoscritta al solo cavo orale”. Un problema odontoiatrico, dunque. Solo che gli stessi periti proseguono dicendo che “detta condizione di relativo benessere sintomatologico generale, clinico ed obiettivo è, però, in contrasto con il riscontro dopo circa 8 ore div una severa condizione di mediastinite con versamento pleurico bilaterale di liquido purisimile”.

Gaetana, infatti, intorno alle 23 della stessa sera tornò al Civico dove si aggravò e fu trasferita in Rianimazione: “II dato nel suo complesso induce, pertanto, ad ipotizzare che anche al momento dell’approccio clinico suddetto (ore 13-16.14) sussisteva una condizione meno grave e probabilmente meno evidente”. Come dire: è ipotizzabile che anche durante la visita al Pronto soccorso potesse emergere la gravità della vicenda. Non è detto, però, che una tempestiva diagnosi avrebbe evitato la morte: “E’ evidente, tuttavia, che nella ipotesi che vi sia stato ritardo nella diagnosi formulata in detta circostanza e, quindi, nell’approccio terapeutico, non siamo in grado di esprimere, con certezza se un più precoce intervento avrebbe avuto efficacia risolutiva al fine della guarigione”. Di certo, però concludono i periti, la non tempestiva somministrazione delle cure ha peggiorato le cose: “È evidente, tuttavia, che dal ritardo terapeutico, di cui si è detto, ne è derivata il peggioramento della prognosi”.

Nulla da obiettare, invece, sull’operato dei medici dello stesso ospedale Civico che presero in cura, con un ricovero, la ragazza la sera del 24 gennaio. Il decesso sarebbe avvenuto il 9 febbraio successivo. Nei giorni precedenti fu fatto tutto il possibile per salvarla.


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