PALERMO – Massimo Cianciminon lascia il carcere Pagliarelli di Palermo. Il giudice per le indagini preliminari gli ha concesso gli arresti domiciliari su richiesta degli avvocati Francesca Russo e Roberto D’Agostino. Dopo che il figlio di don Vito Ciancimino ha reso interrogatorio a Ferrara si sono affievolite le esigenze cautelari.
Ciancimino jr era finito in carcere a fine maggio scorso. Secondo i pubblici ministeri di Bologna, era il vero dominus di una serie di società attraverso cui sarebbero stati trasferiti milioni di euro a Città di Panama. Dall’Italia verso un paradiso fiscale per non pagare le tasse. Un vorticoso giro di affari legati alle importazioni di acciaio e metalli ferrosi gestito da Ciancimino e che coinvolgerebbe oltre trenta persone. Dopo le questioni legate al riciclaggio del tesoro del padre, dopo le calunnie all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, dopo i candelotti di dinamite trovati nel giardino di casa sua, a Palermo, per il figlio dell’ex sindaco di Palermo arrivò la nuova grana giudiziaria.
“Siamo di fronte all’ennesimo episodio di giustizia ad orologeria che colpisce il nostro assistito. Ci siamo abituati, ma restiamo ancora una volta stupiti”, dissero i suoi legali dopo l’arresto. Il riferimento era al fatto che Ciancimino era finito in cella tre giorni dopo l’apertura del processo sulla trattativa Stato-mafia in cui eicopre il doppio ruolo di imputato e testimone fondamentale per l’accusa. Nei giorni scorsi si è appreso che il nome di Ciancimino senior è stato pronunciato da Totò Riina appena poche settimane fa. Secondo il capi dei capi, l’ex sindaco di Palermo e Bernardo Provenzano sarebbero stati gli artefici del suo arresto. Dichiarazioni che confermerebbe l’impianto accusatorio della Procura che si basa anche sulle dichiarazioni di Massimo Ciancimino.
Per respingere le accuse mosse al loro assistito gli avvocati Russo e D’Agostino lo hanno definito vittima e non carnefice, ricordando che “ha prestato 600 mila euro ad uno degli indagati che non glieli ha più restituiti. Se fosse stato il promotore dell’organizzazione non si sarebbe fatto gabbare così impunemente”. Eppure è finito in carcere: “Sul fatto che ci siano indagini in corso nulla questio. Ci stranisce la tempistica. Ci meravigliamo che questa ordinanza sia stata eseguita nel 2013 con una richiesta di arresto datata 2011. E poi è stato lo stesso Ciancimino a fare agli investigatori il nome della società che lo aveva truffato”.