Daouda Diane, il legale di Longo: "Indagare su altri filoni"

Scomparsa Daouda Diane: “Tutte le ipotesi sono aperte”

L'ivoriano aveva inviato un video al fratello: "Ecco dove il 'vostro europeo' lavora: alla fabbrica del cemento, dove c'è la morte"
IL CASO
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ACATE (RG) – Sul caso di Daouda Diane ci sono vari filoni investigativi. La stampa e l’opinione pubblica si sono concentrati quasi esclusivamente sul cementificio in cui l’uomo si trovava la mattina della sua scomparsa, ma ci sono altre piste da seguire.

Lo dice Mirko La Martina, legale di Carmelo Longo, il titolare del cementificio Sgv di Acate da cui il 2 luglio dell’anno scorso l’ivoriano di 37 anni, mediatore culturale, era scomparso. L’uomo aveva inviato un video al fratello, finito su Facebook, in cui si riprendeva nella fabbrica e diceva, tra l’altro: “Ecco dove il ‘vostro europeo’ lavora: alla fabbrica del cemento, dove c’è la morte. E’ qui che ci mettono. Bisogna dire la verità”.

La Procura

La Procura, che ha aperto un fascicolo per omicidio e occultamento di cadavere, ha iscritto nel registro degli indagati Longo, con la moglie e il figlio, (tutti incensurati dice il legale) per permettere gli atti d’indagine e gli accertamenti tecnici. Longo ha sempre negato che Daouda si trovasse lì per lavoro. Ha sostenuto che l’ivoriano aveva chiesto di lavorare ma gli era stato detto di no e poi dopo le insistenze gli era stato consentito di spazzare il piazzale.

“La Procura di Ragusa ha spesso fatto appello per abbattere il muro di omertà su questa vicenda – dice l’avvocato – Ma sono certo che la Procura si riferisce a tutti i filoni d’indagine non solo alla famiglia Longo. Le indagini sui miei assistiti sono state accurate, anzi sono stati proprio loro a chiedere che venissero effettuati tutti gli accertamenti. Poichè Daouda era stato visto, l’ultima volta, nel cementificio, solo indagini minuziose avrebbero permesso di escludere, oltre ogni ragionevole dubbio, ogni coinvolgimento della famiglia e dell’azienda. Gli inquirenti hanno passato al setaccio l’azienda, le abitazioni, le pertinenze, i telefoni cellulari, i computer, i mezzi di trasporto, persino i vestiti. Non è emerso assolutamente nulla. Bisogna quindi puntare anche su altre piste”.

Il giorno della scomparsa di Daouda

La mattina in cui è scomparso Daouda avrebbe mandato dei video al fratello che si trova in Costa d’Avorio e al coinquilino con cui viveva nella casa di Acate. “In uno dei video l’ivoriano dice: ecco dove Binguiste, che in ivoriano significa “Africano che vive in Europa” lavora – sostiene il legale – E continua dicendo “bugiardo” e “maledetto”.

L’ivoriano è un mediatore culturale e guadagna circa 1.300 euro al mese. Perché affermava di lavorare al cementificio dove si era recato solo due volte? Sarebbe importante sapere a chi si rivolgesse nel video”.

La Martina aggiunge: “Sappiamo che Daouda aveva in corso un procedimento penale come persona offesa per il reato di minacce da parte di un’altra persona straniera. Anche questo è un elemento da attenzionare”.

Il Procuratore: “Ipotesi aperte”

“Abbiamo indagato in tutte le direzioni abbiamo svolto accurate indagini tecniche. Non è emerso nessun dato che ci porti a imboccare una pista precisa. Tutte le ipotesi sono aperte. Le indagini non si sono mai fermate: si è passato al setaccio il cementificio e le abitazioni, sono stati controllati alcuni terreni di proprietà dei titolari del cementificio, sono stati acquisiti cellulari, computer, vestiti. Non è emerso nessun indizio”. Lo dice il procuratore di Ragusa, Fabio D’Anna.

L’uomo non sarebbe tornato a casa dove sono rimasti i soldi, i vestiti, i documenti, il passaporto. A casa c’era anche il biglietto aereo già acquistato perché il 21 luglio sarebbe ritornato dalla sua famiglia, in Costa D’Avorio, dove vive la moglie ed il figlio di 8 anni, che non vedeva da 4 anni.

L’inchiesta, per il momento, è ferma, ma non è affatto conclusa. “Stiamo lavorando – continua D’Anna – senza lasciare nulla d’intentato”. Si va verso una conclusione delle indagini ? “Non nell’immediato – dice il procuratore – stiamo indagando in più direzioni”.


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