Scotch, tracce biologiche e cimici| Retroscena di un omicidio - Live Sicilia

Scotch, tracce biologiche e cimici| Retroscena di un omicidio

Il luogo dell'omicidio di Mercurio Nepa

Così la Procura e i carabinieri sono arrivati ad arrestare quattro persone. Caccia ad altri complici

ANZIANO UCCISO A TERRASINI
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PALERMO – Quattro uomini in carcere e ancora diversi tasselli investigativi da mettere a posto. Altre persone sono a conoscenza della morte di Mercurio Nepa. Avrebbero protetto i presunti colpevoli o forse hanno avuto anche loro un ruolo nella rapina finita in tragedia. (leggi articolo sugli arresti eseguiti dai carabinieri)

Si continua a indagare, nel frattempo il giudice per le indagini preliminari Marco Gaeta ha accolto la richiesta di arresto del procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dei sostituti Luisa Bettiol e Giulia Beux.

Rolando Tommasini, comandante carabinieri Carini

Al blitz di oggi si arriva al termine di sette mesi di indagini eseguite dai carabinieri di Carini, agli ordini del maggiore Rolando Tommasini. Si parte il 9 settembre 2019 quando il badante dell’ottantaquattrenne Nepa raggiunge di corsa la postazione del 118 a Terrasini. Ha trovato la porta della casa di via Venezia aperta e all’interno tutto a soqquadro. Quando i sanitari entrano nell’appartamento l’anziano è senza vita disteso sul letto. Le caviglie sono state legate con del nastro usato per le medicazioni, le gambe con i lacci delle scarpe. Un altro pezzo di nastro penzola dal letto. Nepa ha segni di ecchimosi sul polso destro. Sul letto c’è un paio di guanti monouso.

Chi era Nepa? Un anziano facoltoso di 84 anni che aveva vissuto per anni negli Stati Uniti. Si era lasciato alla spalle con un’assoluzione l’accusa di usura. In America qualcuno gli aveva sparato un colpo di pistola per circostanze mai chiarite. Mentre era ricoverato aveva chiesto ai fratelli di andare nella casa di via Venezia, dove l’anziano per tanti anni è tornato solo nel periodo estivo, per prendere i soldi e i gioielli nascosti fra i vestiti e nasconderli dentro una cassapanca chiusa a chiave. C’erano 380 mila euro in contanti, diamanti e oggetti in oro. Nepa non si sperava mai dalla chiave con cui apriva lo scrigno del suo tesoro.

Tutte le persone che lo frequentavano finiscono sotto intercettazione. Nulla di sospetto emerge. Il 21 settembre la prima svolta. Una fonte confidenziale avverte i carabinieri. Racconta del coinvolgimento di Donald Cucchiara Di Leo e Dario La Perna nella rapina finita male, ma anche del ruolo di un uomo e una donna. Il primo sarà poi identificato in Francesco Lo Piccolo. Aggiunge che sono giunti a casa di Nepa a bordo di una Wolkswagen Golf di colore grigio e sono entrati nella palazzina da un ingresso secondario.

Nel frattempo in caserma sono riusciti a estrapolare le immagini già prelevate dalle telecamere di alcuni B&B. In effetti si vede una Golf che alle 3:00 di notte segue un percorso compatibile con l’arrivo a casa di Nepa.

Il 15 ottobre 2019 Dario La Perna finisce in carcere per un’altra vicenda. Al primo colloquio con la compagna le microspie captano frasi importanti per le indagini. Parlano “dell’amico di mio padre di Terrasini”, ed è importante che “fai finta che non ti ricordi niente”. La donna deve dire di avere chiamato il compagno di notte “perché ti sei sentita male”. Poi aggiungono che “Donald è tranquillo per quel discorso”.

Il 24 novembre 2019 viene intercettato Lo Piccolo in macchina: “… l’omicidio … muriu soffocato preciso… un c’era misu, è stato un omicidio”. Lo Piccolo aveva detto a qualcuno di togliere il nastro piazzato sulla bocca dell’anziano che gli impediva di respirare: “… picchì u nulassi respirare, levaccilla, ci mette a manu…”. Infine fa riferimento a una donna e ai soldi di Nepa: “Minchia 1200 euro in sacchetta aveva”.

Le indagini del carabinieri della Scientifica trovano delle prove che sembrano inconfutabili. Ci sono tracce biologiche riconducibili a Lo Piccolo sulla corda bianca trovata sotto il letto dell’anziano, sul nastro adesivo di carta rinvenuto tra la coperta e la barra del letto, e sui guanti. Mentre tracce biologiche riconducibili a Gaspare Polizzi sono sul pollice della mano destra di Nepa.

Le indagini non sono finite. Molti sanno, soprattutto alcune donne pronte a tutto, anche ad accusare qualcuno pur di salvare i mariti.

Nepa è morto nel suo letto, legato e imbavagliato. Era malato e il suo cuore non ha retto alla paura. Da qui la contestazione di omicidio come conseguenza di altro reato, la rapina.

 


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