Scuola e Lis, a Catania lo studio della lingua dei segni - Live Sicilia

Scuola e Lis, gli studenti catanesi scoprono la lingua dei segni

Il progetto nell'Istituto Marconi-Mangano

CATANIA – Scuola e LIS: un progetto finanziato dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia vede istituti primari e secondari dell’isola cooperare nell’intento di sensibilizzare gli studenti alla conoscenza della Lingua dei segni. L’iniziativa arriva dopo l’approvazione il 19 maggio 2021 in Parlamento dell’articolo 34-ter del Decreto Sostegni con il quale “la Repubblica riconosce, promuove e tutela la Lingua dei Segni Italiana (LIS) e la Lingua dei Segni Italiana Tattile (LIST)”.

Scuola e LIS: gli istituti catanesi

Capofila della rete di istituti scolastici catanesi è il Marconi-Mangano che vede, nello specifico, la 3N dell’indirizzo Servizi per la Sanità e l’Assistenza Sociale del plesso “Mangano” impegnata nella scoperta di quella che ormai è una lingua a tutti gli effetti con proprie regole grammaticali e morfosintattiche.

“Esiste un diritto inviolabile e incondizionato di ogni alunno – si legge in un comunicato dell’Istituto – che è quello all’inclusione. Sentirsi parte integrante di quel puzzle chiamato scuola fatto sì, di capitoli da analizzare, formule matematiche da ricordare ma soprattutto di cuori da far battere”.

Alle 40 ore di formazione in aula, attraverso le quali gli alunni matureranno crediti per il Pcto, seguiranno per coloro i quali si distingueranno per costanza ed interesse, un’esperienza diretta con la LIS in un istituto primario di Catania.

“Un valore aggiunto”

“Ritengo il progetto – commenta Maria Catena Trovato, dirigente dell’istituto Marconi-Mangano – valido e interessante nell’ottica di una scuola che punta alla multidisciplinarietà e all’acquisizione delle cosiddette ‘soft skills’. Frequentare, infatti, un corso specialistico di progettazione alla didattica inclusiva può rappresentare per gli alunni sicuramente un valore aggiunto poiché offre la possibilità di ampliare il proprio campo di competenze trasversali legate alla sfera dell’intelligenza emotiva e a tutte quelle abilità che, facendo riferimento alle qualità relazionali e alla creatività individuale, diventano particolarmente spendibili per chi si prepara a diventare una figura professionale di riferimento per le famiglie, i minori, gli anziani, i disabili e altre categorie con svantaggio sociale”.

“Il modello UDL – spiega Veronica Rizzi, docente di Psicologia applicata del plesso Mangano e tutor del progetto per la 3N – propone una personalizzazione educativa attraverso un approccio flessibile ed inclusivo che permette di offrire a tutti pari opportunità ed equità di apprendimento attraverso una differenziazione qualitativa ed informazioni volitive differenziate. Gli alunni avranno la possibilità di venire a contatto con una didattica funzionale e, nello stesso tempo, si sentiranno pienamente coinvolti nella comprensione degli stati d’animo e delle situazioni emotive dell’interlocutore, attuando un ascolto attivo che attenzioni tutti i messaggi, verbali e non, inviati dal medesimo. In questo modo chi frequenterà il corso imparerà a come porsi di fronte alla qualità delle esperienze valoriali, tenendo conto sia delle specificità sia delle eterogeneità di ciascun interlocutore, sviluppando il loro potenziale apprendimento e di partecipazione”.


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