CATANIA – Non è una cosa che succede spesso. Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro ha deciso di intervenire dopo la decisione della gup di Catania al termine dell’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta Università Bandita. La giudice ha rinviato a giudizio 9 imputati per quaratantadue capi d’imputazione (emettendo sentenza di non luogo a procedere per il reato associativo) e condannato l’ex pro-rettore a un anno e due mesi (assolvendolo dall’associazione a delinquere). Il capo della Procura etnea ha deciso di inviare alla stampa una nota in cui ipotizza che dopo la lettura delle motivazioni potrebbero “valutare eventuali gravami (impugnazioni, ndr). Zuccaro inoltre pone in evidenza che sebbene il gup non abbia riconosciuto l’esistenza di un’associazione fornisce un importante riscontro all’ipotesi accusatoria in merito all’esistenza di un difesa sistema di illegalità all’interno delle istituzioni universitarie catanesi”
Ma ecco le parole del procuratore: “In data odierna il Gup di Catania, decidendo sul primo dei due processi sugli illeciti commessi in ambito universitario e consistiti nell’alterazione dei bandi e delle procedure per la selezione del personale docente, ha disposto il rinvio a giudizio per quarantadue capi d’imputazione elevati nei confronti di due ex Rettori dell’Università di Catania e di sette Capi dipartimento dello stesso Ateneo.
Nell’ambito dello stesso procedimento è stata, altresì, emessa condanna con le forme del rito abbreviato nei confronti dell’ex Prorettore dell’Università di Catania alla reclusione di un anno e due mesi per il delitto di abuso d’ufficio commesso in relazione alla formazione di un bando per un posto di professore di prima fascia presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche per il settore scientifico disciplinare “Diritto Romano e Diritti dell’antichità”.
Il gup ha, invece, deciso per il non luogo a procedere (e per l’assoluzione nel procedimento celebrato nelle forme del rito abbreviato) con riferimento al contestato reato associativo.
La sentenza del GUP – sebbene non abbia riconosciuto l’esistenza di un’associazione rilevante ai sensi dell’art. 416 c.p. (decisione per la quale questa Procura valuterà, lette le motivazioni, eventuali gravami) – fornisce un importante riscontro all’ipotesi accusatoria in merito all’esistenza di un diffuso sistema di illegalità all’interno delle istituzioni universitarie catanesi”.