Sequestrato un resort | da 40 milioni a Scopello - Live Sicilia

Sequestrato un resort | da 40 milioni a Scopello

Il complesso turistico sequestrato

La guardia di finanza ha eseguito un provvedimento emesso dal tribunale di Trapani nei confronti dell'imprenditore Antonino Palmeri. Guarda il video

PALERMO – La guardia di finanza di Palermo ha sequestrato un complesso turistico nella località balneare di Scopello, frazione di Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, composto da 12 mini appartamenti, parcheggi, aiuole e spazi comuni per l’intrattenimento, del valore di circa 40 milioni di euro, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale di Trapani. Il provvedimento riguarda Antonino Palmeri, imprenditore di 65 anni, condannato nel ’98 per associazione di stampo mafioso e danneggiamento aggravato dal metodo mafioso, appartenente alla cosca di Alcamo-Castellammare.

Il sequestro segue altri due provvedimenti emessi dal Tribunale di Trapani nei confronti dell’uomo, tra la fine del 2012 e gli inizi del 2013, che riguardavano società ed attività di bar-pasticceria a Castellammare del Golfo, intestate ai familiari dell’imprenditore, a cui quest’ultimo avrebbe trasferito, solo formalmente, la titolarità, per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro. Le indagini dalle fiamme gialle avevano evidenziato che ”mediante cessioni di rami d’azienda e diversi cambi di gestione delle attività commerciali, i figli dell’imprenditore, pur in presenza di limitate capacità reddituali autonome, avevano negli anni realizzato diversi investimenti, finalizzati anche alla costruzione del complesso turistico sequestrato”.

Secondo la guardia di finanza il genitore continuava ad esercitare di fatto il controllo sulle aziende. Dal precedente sequestro – che aveva, tra l’altro, colpito anche la società che gestiva il complesso turistico – erano rimaste escluse le strutture e i fabbricati esistenti sui terreni, perchè non era stata acquisita prova certa della loro illegittima provenienza. “Le nuove indagini svolte dal Gico – dice la Finanza – hanno però messo in luce una serie di irregolarità ed artifizi contabili, posti in essere al solo scopo di conseguire indebitamente i fondi pubblici previsti dalla legge n. 488 del 1992, per un ammontare superiore ai 2 milioni di euro, necessari per la costruzione dell’attività ricettiva”.


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