Sequestro di beni al ras del cemento | Sigilli a una villa hollywoodiana - Live Sicilia

Sequestro di beni al ras del cemento | Sigilli a una villa hollywoodiana

Colpiti i beni di Benedetto Valenza. Il valore complessivo è di quattro milioni di euro. VIDEO

PALERMO – Più che una villa è una residenza turistica. Una mega villa con beauty farm e boschetto privato. Vale quattro milioni di euro ed è stata sequestrata all’imprenditore di Partinico Benedetto Valenza. L’operazione è dei finanzieri del Gico della polizia tributaria di Palermo che hanno eseguito un provvedimento della sezione Misure di prevenzione del Tribunale, presieduto da Giacomo Montalbano. Arrestato, scarcerato e processato. A volte assolto, altre condannato. Di vicissitudini giudiziarie Benedetto Valenza ne ha attraversato parecchie. Di certo, però, non gli hanno impedito di diventare il ras delle forniture di calcestruzzo in una grossa fetta della provincia di Palermo. Per decenni gli imprenditori si sono rivolti a lui in massa. Alcuni per scelta, altri perché il nome di Valenza avrebbe rotto le regole del mercato, dando vita a una sorta di monopolio.

L’imprenditore è figlio di Salvatore e nipote di Erasmo Valenza, entrambi inghiottiti dalla lupara bianca nel 1983 e considerati legati al capomafia di Cinisi, Gaetano Badalamenti. Nel 2000 Valenza fu assolto dall’accusa di mafia. Nonostante il verdetto, i giudici facevano rilevare la sua vicinanza ai fratelli Leonardo e Vito Vitale, boss storici di Partinico. Una vicinanza che costò a Valenza la sorveglianza speciale per tre anni e la confisca, ormai definitiva, di beni e società riconducibili a lui, alla moglie e alla figlia.

Nel 2005 Valenza tornò in carcere. Ancora una volta, però, fu assolto dall’accusa di avere fatto parte della famiglia mafiosa dei Vitale e di tentata estorsione. Tornò libero nel 2007. Non tardò a reinserirsi nel settore delle forniture di cemento, stavolta coinvolgendo la madre Flora Camilli. Ed è proprio per l’intestazione fittizia di un impianto alla mamma che Valenza fu arrestato nel 2009 e condannato con sentenza definitiva. Nel corso delle indagini furono sequestrate una serie di imprese di calcestruzzo e trasporti tra le province di Palermo e Trapani.

Nel febbraio 2009 a Valenza vennero concessi gli arresti domiciliari, commutati nel 2012 in affidamento in prova ai servizi sociali. Quattro mesi dopo, di nuovo alla detenzione domiciliare nell’ambito dell’inchiesta sul presunto utilizzo di cemento depotenziato per il porto di Balestrate. Una misura cautelare annullata dal tribunale del Riesame. Una volta rimesso inn libertà, Benedetto Valenza avrebbe ripreso gli affari di sempre, tanto che 2014 finì di nuovo sotto inchiesta e in carcere per l’intestazione fittizia di alcuni impianti a Borgetto.

Partinico, San Giuseppe Jato, ma anche Cinisi, Castellammare del Golfo e Porto Empedocle: gli ordinativi a Valenza giungevano da più parti. A volte sarebbe stato lui stesso a presentarsi nei cantieri per convincere, e i suoi metodi sarebbero stati persuasivi, un imprenditore a non rifornirsi altrove. Dai precedenti sequestri era rimasta fuori la lussuosa villa di 500 metri quadrati perché ritenuta frutto di un’eredità. I finanzieri hanno così deciso di studiare al fondo il caso. Attraverso i rilievi aerofotogrammetrici si è scoperto che, invece, la costruzione era aveva fra il 1994 e il 1998, “anni in cui – scrivono gli investigatori – Valenza viveva in pieno la propria illecita espansione imprenditoriale”.


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