Dal palco di Catania pochi giorni fa Beppe Grillo lo ha chiamato in causa: “Diventa un leader, come me”. Ma Giancarlo Cancelleri “dribbla” quella che appare una chiara investitura: “Io candidato alla presidenza della Regione? Decideranno i militanti del movimento, come sempre”.
Onorevole, non può nascondere il fatto però che da tempo lei viene un po’ individuato come il leader siciliano dei Cinquestelle. Non a caso è stato l’ultimo candidato a Palazzo d’Orleans.
“Questo non significa che sarò nuovamente candidato. Deciderà il web, come è successo in occasione delle altre elezioni. Io ovviamente sono pronto a metterci la faccia e ammetto che mi hanno reso felice gli applausi arrivati, sul palco di Catania, quando i riflettori hanno puntato su di me. È una soddisfazione personale, certo. Ma anche il riconoscimento che il Movimento in Sicilia ha fatto bene”.
Lei è quindi soddisfatto di quanto fatto in questi anni? Crede quindi che alle prossime regionali possiate confermare o addirittura migliore l’exploit del 2012?
“Una cosa è certa: c’è una grande differenza tra le gente che ha votato per noi tre anni e mezzo fa e quella che potrebbe votare per il Movimento alle prossime elezioni. Allora si trattava quasi esclusivamente di un voto di protesta: ci chiedevano di mandare a casa gli altri, e in parte siamo riusciti, giungendo in 15 dentro Sala d’Ercole. Oggi invece la gente vuole sapere cosa faremmo se fossimo al governo”.
Insomma, è il momento dei bilanci e dei progetti. Cominciamo dalle cose fatte o da quelle non fatte…
“Tre anni fa ci veniva richiesto di scoperchiare un po’ di pentole. In molti casi siamo riusciti, in tanti altri casi no, dobbiamo ammetterlo. In qualche caso le cose ci sono passate sotto il naso. Ma è normale: dovevamo crescere, e siamo cresciuti”.
Passiamo allora ai progetti. Vi sentite pronti per governare una Regione complessa come la Sicilia?
“Siamo maturati, come le dicevo. Siamo diventati politicamente adulti. Stiamo cambiando non solo il nostro modo di comunicare, meno ‘personalizzato’ rispetto all’inizio, ma anche il nostro agire politico: non più rompere, ma costruire. Anzi, ricostruire una Regione migliore”.
Quale sarebbe allora il primo provvedimento di un governo a cinquestelle?
“Tra le tante cose da fare, penso sia indifferibile introdurre in Sicilia il reddito di cittadinanza, unica vera risposta per le fasce più deboli della Regione”.
A dire il vero, è una idea rilanciata anche recentemente dal presidente Crocetta…
“In realtà Crocetta lo dice da tre anni. Ma poi presenta provvedimenti ridicoli, che prevedono stanziamenti da 50 milioni, quando ne servirebbero almeno 700”.
Da dove prendereste tutti quei soldi, con un bilancio ridotto all’osso?
“Condurremo una vera caccia agli sprechi. E per questo stiamo già lavorando a un libro bianco che renderemo pubblico. Ma non solo tagli. La Regione deve tornare a investire. E pensiamo sopratutto al settore privato. La storia della Sicilia dimostra che il ricorso al pubblico è stato solo fonte di clientele e di precariato”.
Addirittura lo sviluppo… le chiedo anche in questo caso: e i soldi?
“Noi abbiamo in mente un piano da un miliardo in cinque anni: 200 milioni l’anno da destinare a piccole e medie imprese, la vera spina dorsale dell’Isola. E i soldi li troveremo anche intervenendo in alcuni settori che necessitano di riforme radicali”.
A quali settori si riferisce?
“Penso a quello dei forestali, alla Formazione. Bisogna ridare dignità a questa gente, senza però scivolare nel populismo: chi dice che tutti possano essere stabilizzati sta mentendo”.
In tre anni avete presentato, se non ricordo male, tre mozioni di sfiducia nei confronti di Crocetta. Eppure tutto era iniziato con quel “Modello Sicilia” che fece pensare a un modo nuovo di intendere i rapporti tra i Cinquestelle e i partiti. Cosa è successo poi?
“Credo che sul Modello Sicilia ci sia stato un enorme malinteso. Noi abbiamo sempre detto a Crocetta che eravamo pronti a votare le proposte che ci convincevano, senza pregiudizi. E da questo punto di vista, il Modello Sicilia non si è mai esaurito. Peccato che poi l’esecutivo di Crocetta, una minestra riscaldata, abbia governato malissimo. Adesso siamo in una fase diversa: da un anno e mezzo infatti Crocetta non governa più”.
In che senso?
“Da quando è arrivato in giunta, il vero governatore è l’assessore all’Economia Baccei. Crocetta è ormai così solo che pochi giorni fa, nei corridoi di Palazzo dei Normanni, mi sono sentito in dovere di esprimergli la mia solidarietà”.
Torniamo per un attimo alla visita di Grillo e alle sue parole. Soprattutto da quelle sulla mafia. Che significa: “In Sicilia la mafia non c’è più?”.
“Quella di Beppe era chiaramente una provocazione. Ma che si basa su un fatto reale: la mafia, che oggi è soprattutto una organizzazione composta da colletti bianchi, si è spostata al Nord, perché al Nord ormai sono i grandi appalti e le grandi opere. Qui in Sicilia è rimasta una mentalità mafiosa, certamente. Ma le parole di Grillo sono anche un tentativo di andare oltre. Abbandonando, nel rispetto del sacrificio dei nostri eroi, retorica e commemorazioni vuote. Non dobbiamo più impaurire la gente dicendo che in Sicilia la mafia è ovunque. Dobbiamo, semmai, iniziare ad affermare l’altra verità: cioè che in Sicilia c’è tanta gente onesta”.
Facciamo un gioco. Pensi ai suoi prossimi avversari alle regionali. Perché i siciliani non dovrebbero votare per loro e invece dovrebbero votare per voi? Cominciamo dal Partito democratico…
“I siciliani dovrebbero solo ricordarsi che il Pd governa da anni, ora con Crocetta e prima con Lombardo. E in questi anni la Sicilia è costantemente peggiorata. Nonostante un governo nazionale Pd, poi, a Roma non riceviamo né attenzione, né rispetto. E Renzi viene solo a prendere in giro i siciliani, inaugurando ponti che non sono mai crollati”.
Va bene, niente Pd quindi. Perché, invece, i siciliani non dovrebbero votare per un esponente moderato o di centrodestra?
“Anche loro hanno dimostrato di non saperci fare. In passato la Sicilia è stata di destra, ricordo solo il famoso 61-0, mentre a Roma per anni ha governato Berlusconi. Il risultato? Nulla per l’Isola, mentre loro adesso sono persi in mille rivoli. Il centrodestra non esiste più: perché mai i siciliani dovrebbero votare chi è stato solo capace di far danni?”.
Ora tocca a me fare l’avvocato del diavolo. Perché i siciliani dovrebbero votare voi? Un movimento composto in molti casi da gente senza esperienza politica e quindi non abituata a gestire una polveriera come la Sicilia?
“Se l’esperienza degli altri ha portato a questi risultati, siamo felici di essere inesperti. In realtà noi porteremo solo un altro tipo di esperienza: quella dei padri di famiglia. Chiediamo per questo alla gente di mettere in campo speranza e coraggio. Chiediamo loro di essere pronti a un salto nel vuoto, invece di arrendersi a questo suicidio assistito”.