Politica

Sicilia, Covid e immigrazione: sette domande al governo Conte

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26 Agosto 2020, 15:23

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La partita tra governo centrale e giunta regionale prosegue. Nello Musumeci ha inviato una diffida per la mancata applicazione della sua ordinanza che disponeva la chiusura tout court di tutti i centri per migranti. Il governo nazionale per bocca del ministro Giuseppe Provenzano ribadisce che quell’ordinanza non ha valore perché il presidente della Regione non ha competenza (posizione sostenuta da subito dall’esecutivo) e annuncia l’imminente impugnativa da parte del governo nazionale.

Un’estate di caos

Intanto, mentre la linea di Musumeci del chiudere tutto fa discutere, tra il plauso di una parte dell’opinione pubblica e del centrodestra, incluso quello “moderato” (con rare eccezioni), e le critiche dell’altra parte politica e di quegli osservatori che valutano la mossa estrema del governatore come un atto di propaganda politica, rischia di passare in secondo piano il contesto nel quale questo scontro istituzionale è maturato. Ossia quello del caos in cui quest’estate è precipitata la Sicilia sul fronte del dossier immigrazione-Covid. Un fronte su cui il governo nazionale ha collezionato passi falsi su passi falsi, con una gestione che definire infelice è ampiamente eufemistico.

Le sette domande

Che quanto stia accadendo in questi giorni prenda le mosse anche dalle carenze nella gestione da parte del governo Conte è un fatto. Che poi su quelle carenze la destra siciliana stia cercando di attuare una strategia comunicativa acchiappa consenso (Musumeci ovviamente ancora oggi ha detto che così non è), quella è un’altra storia. Ma le mosse per certi versi inspiegabili del governo centrale restano. E con esse una serie di domande a cui sarebbe interessante che il ministro dell’Intero Luciana Lamorgese o il premier Conte rispondessero. E cioè:

1) Perché c’è voluto tanto tempo per attrezzare le navi per la quarantena? Non era possibile provvedere prima?

2) Perché non si è voluto dichiarare lo stato d’emergenza per Lampedusa ripetutamente richiesto dal Comune, neanche quando l’hotspot si è trovato ripetutamente con più di mille persone a fronte di una capienza prevista di cento?

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3) Perché dopo la prima o la seconda fuga di massa di migranti non si è disposta immediatamente una efficace sorveglianza dei centri scongiurando altri episodi analoghi?

4) Perché qualcuno ha concepito che nella tensostruttura di Porto Empedocle si potessero rinchiudere centinaia di esseri umani a temperature da forno?

5) Cosa è stato fatto e con quali risultati sul fronte dei rapporti di collaborazione con la Tunisia, Paese dal quale è partito un enorme flusso di migranti economici irregolari verso le coste siciliane?

6) Quale ruolo sta giocando l’Unione europea nel sostenere l’Italia alle prese con questo fenomeno in sé già complesso e aggravato dalle difficoltà legate all’emergenza Covid?

7) Perché l’ordinanza con cui il presidente della Regione siciliana ordinava di chiudere i centri senza preoccuparsi di prevedere dove collocare le migliaia di esseri umani da mettere alla porta da un giorno all’altro e senza premurarsi di fare distinzioni di sorta relative alle condizioni dei singoli centri o allo status dei migranti è stata impugnata solo dopo giorni?

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26 Agosto 2020, 15:23

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