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Sicilia e-Servizi rinasce | E torna ad assumere

Sicilia e-Servizi rinasce e torna ad assumere. A guidarla c'è Antonio Vitale, avvocato  vicino a Raffaele Lombardo. Mentre Massimo Costa, ideologo del Partito dei siciliani presiede il collegio dei sindaci. Pronto il piano industriale per rilanciare la società: dentro ci sono 54 nomi.

PALERMO- Sicilia e-Servizi rinasce. E riparte. Con un piano industriale ancora non ufficializzato, ma che, stando a voci ricorrenti, prevede la stabilizzazione di 54 unità. E se non esistono conferme ufficiali sui numeri, di certo c’è che “la società rispetterà i termini della convenzione”. Lo assicura il fresco amministratore unico della partecipata regionale, l’avvocato Antonio Vitale, docente universitario e molto vicino a Raffaele Lombardo (nel 2010 aveva sostenuto il ricorso (respinto dal Tar) dell’Mpa contro l’elezione a sindaco di Bronte di Pino Firrarello, chiamato per “liquidare” Sicilia e-Servizi e ora attore fondamentale della rinascita.

I termini della convenzione cui fa riferimento Vitale, per intenderci, riguardano anche il personale. Gli accordi alla base della nascita stessa di Sicilia e-SErvizi, infatti, prevedevano il trasferimento di lavoratori, opportunamente “formati” dal socio privato (adesso sono Engineering e Accenture, che detengono il 49% delle quote azionarie) alla Regione.

“Certamente – dice Vitale – rispetteremo la convenzione. Nei limiti di personale che fisseremo nel piano industriale che verrà sottoposto ai soci”. Personale già in qualche modo individuato, almeno nelle “funzioni”: progettisti, esecutori, operatori, tecnici, innanzitutto. “Noi nel Piano – dice Vitale – prevederemo le categorie di lavoratori utili a far funzionare bene l’azienda. Quindi chiederemo al privato quanto ne ha formati per quelle specifiche categorie. Ci serve, insomma, ‘gente che sappia fare’. Se non saranno abbastanza, apriremo a un concorso pubblico. Se saranno troppi, opereremo una selezione in base alle competenze”.

E, come detto, circolano già i primi “numeri” di questo piano industriale. Sarebbero 54 i lavoratori stabilizzati nella partecipata. Venti sarebbero scelti “in quota” Engineering, venti in quota Accenture, 14 tra fattispecie diverse che in passato hanno lavorato con la società. Assunzioni che non avverranno, pare, “in blocco”, ma attraverso un paio di “step”, che si concluderanno verosimilmente nei primi mesi del 2013.

“Ma è sbagliato oggi – puntualizza Vitale – parlare di numeri. Si finirebbe per creare tensioni o aspettative inutili. Attendiamo qualche giorno, giusto il tempo di presentare il piano industriale ai soci, e tutto sarà più chiaro”.

Vitale, insomma, parla da “amministratore”, appunto, non più da liquidatore. Un cambiamento di prospettiva, immediata conseguenza da un lato del recupero “in bonis” della società (una sorta di positiva “marcia indietro” sul processo di liquidazione, condivisa all’unanimità dai soci) e dall’altro della modifica dello statuto della società, che ha previsto la figura dell’amministratore unico. “Una organizzazione – spiega Vitale – che ci sta consentendo di lavorare bene, anche perché evitiamo i problemi legati, magari, all’eccessiva litigiosità dei Consigli di amministrazione”. A dire il vero, nei giorni scorsi, ecco un’altra nomina “targata” Partito dei siciliani: Massimo Costa, uno degli ideologi del “nuovo” partito sicilianista, “naturale evoluzione” dell’Map di Lombardo, è stato scelto come presidente del collegio dei sindaci.

E il “recupero” della società passerà anche attraverso la risoluzione dei contenziosi sui crediti vantati dal privato verso il pubblico, e viceversa. Anche in questo caso, i soci hanno dovuto usare la penna e la gomma per modificare alcuni aspetti della convenzione che i privati hanno a lungo considerato “lacunosi”. In particolare, sono state meglio definite le modalità per il collaudo dei progetti. Progetti per i quali Engineering aveva chiesto alla Regione qualcosa come 70 milioni di euro. Ma la Regione aveva risposto “picche”, prima della decisione di Lombardo di puntare verso la liquidazione. Insomma, i progetti “in sospeso” (anche molti parlamentari avevano parlato di debiti inesistenti, visto che quei servizi non sarebbero stati richiesti dalla Regione al privato) veranno via via collaudati. E al superamento del collaudo, verranno riconosciuti i finanziamenti. La cifra, ovviamente, sarà il frutto della somma dei finanziamenti dei singoli progetti collaudati. Ma si parla comunque di decine di milioni di euro. “Ma la ripartenza dei progetti – ha spiegato Vitale – e la ripresa di Sicilia e-Servizi non va vista nell’ottica ristretta delle possibili assunzioni. Far ripartire tanti progetti importanti significa anche coinvolgere altre società per subappalti in tutto il territorio: insomma, una ‘leva’ per l’economia siciliana. Una buona notizia, insomma”.

Eppure, come è ovvio, la notizia della rinascita quasi improvvisa di Sicilia e-Servizi e il “necessario” ripopolamento, del quale si ricomincia a parlare proprio in periodo elettorale, ha riacceso le polemiche su una società già al centro di numerose tensioni, rivendicazioni, accuse. A cominciare, giusto per restare in tempi più recenti, alla scelta di istituire una commissione d’indagine all’Ars, che ha fatto emergere, ad esempio, che “i criteri adottati per determinare i compensi, in particolare per quanto riguarda i dirigenti, appaiono in certi casi, sproporzionati se non illegali”. Ma non solo. Ancora più “fresco” è il caso di Eugenio Trafficante, indicato come presidente del collegio dei sindaci della società, nonostante fosse in carcere con l’accusa di stalking. Sicilia e-Servizi, poi, è stata al centro anche della vicenda che ha visto l’ex Ragioniere generale Enzo Emanuele condannato a un pesante riarcimento per l’affidamento di un progetto a una ditta bagherese.

E ancora, fin dalla sua nascita, le polemiche s’erano indirizzate nei confronti di qualche nome (o meglio, cognome) illustre che è transitato dalla società con differenti rapporti di lavoro. Dal figlio del sindaco di Palermo Pietro Cammarata, a Vincenzo Lo Monte, fratello di Carmelo oggi deputato alla Camera (Mpa); e ancora, Nicola Barbalace, consigliere Pd a Messina; Deborah Civello, cognata del parlamentare del Pdl all’Ars Francesco Scoma; Nicola Caldarone, ex collaboratore di Alemanno, e adesso portavoce del Movimento popolare siciliane, oltre che segretario particolare dell’assessore regionale alla Formazione e Istruzione Accursio Gallo; Mario Parlavecchio, già dipendente regionale e cugino dell’omonimo deputato regionale passato nei mesi scorsi dall’Udc all’Mpa, e confluito nel nascente Partito dei siciliani, Urania Papatheu, ex commissario della Fiera di Messina. Senza dimenticare l’ultimo presidente della società, Emanuele Spampinato, che fu un candidato “trombato” dell’Mpa alle ultime Regionali. La società del “futuro”, ma anche degli scandali, adesso, sta per rinascere. Sta per ripartire. Sta per rilanciarsi. Sta per ricominciare ad assumere.


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