PALERMO – In Sicilia esplode l’emergenza idrica, criticità ad Agrigento, Enna e Caltanissetta. Ma nel Palermitano si studiano misure alternative e la Regione lavora a un nuovo Piano da 20 milioni di euro.
L’emergenza idrica ad Agrigento
Turisti e cittadini in fila, con i bidoni, nelle fontane agrigentine. Telefoni roventi dell’Aica, la società che gestisce il servizio idrico, mentre le autobotti rischiano di non essere sufficienti. Il sindaco di Agrigento Francesco Micciché ha dichiarato lo stato di emergenza idrica firmando un’ordinanza con nuove regole anti spreco.
È previsto “il divieto di prelievo e di consumo di acqua potabile – si legge nell’ordinanza – per il lavaggio di aree pertinenziali, cortilizie, marciapiedi e piazzali; il lavaggio dei veicoli privati, e, se necessario, utilizzando il secchio anziché il getto continuo; innaffiare orti, giardini e superfici a verde; alimentare fontane ornamentali, vasche e piscine”.
Il sindaco vietato l’utilizzo d’acqua “per tutti gli usi diversi da quello alimentare, domestico e igienico”.
“La situazione nell’Agrigentino – conferma a LiveSicilia Salvo Cocina, il direttore della protezione civile regionale – è molto seria, ma abbiamo recuperato grazie agli appalti programmati e tutto è sotto controllo. Bisogna considerare anche che, in quelle zone, c’è un problema annoso di turnazioni”.
L’emergenza nel Nisseno
L’acqua scarseggia anche nel Nisseno, da Mussomeli, dove le turnazioni hanno superato anche i 5 giorni nelle scorse settimane, pregiudicando molte attività commerciali oltre alle scuole – quando erano in funzione – ad alcuni quartieri di Caltanissetta, come il Niscima. Abitanti in piazza per protestare, “l’acqua non arriva da 42 giorni”, non bastano le autobotti inviate dopo l’accordo tra il sindaco Walter Tesauro e Caltacqua per rifornire i serbatoi dei cittadini. I problemi maggiori, infatti, li vivono i residenti che non hanno vasche per l’accumulo idrico. Un’area del quartiere, però, è rimasta isolata dalle forniture.
“Il Sindaco aveva già chiesto e ottenuto da Siciliacque – ha fatto sapere il Comune – un incremento del volume idrico e su invito del prefetto di Caltanissetta era stato consentito al CARA di Pian del Lago “sganciarsi” dalla regolare turnazione idrica per attingere acqua da un pozzo ancora scarsamente utilizzato che si trova nella zona”.
Palermo, l’Amap e i nuovi razionamenti
L’emergenza idrica lambisce anche Palermo, dove l’Amap è al lavoro per un nuovo piano di razionamenti, ma “si può ancora attendere”, spiega Cocina. Due le ipotesi in corso di valutazione, “una riduzione ulteriore della pressione nelle tubature – continua il capo della protezione civile – e l’avvio delle turnazioni nei quartieri periferici”. I razionamenti a Palermo sono iniziati già alcuni mesi fa e la riduzione della pressione ha consentito di prolungare la vita dei quattro invasi che riforniscono la città.
Nei prossimi giorni, tra martedì e mercoledì, la cabina di regia per l’emergenza idrica valuterà il caso Palermo. Sullo sfondo una guerra dell’acqua che entra nel cuore degli equilibri politici tra il Comune guidato da Roberto Lagalla e la Regione governata da Renato Schifani.
Siccità, il nuovo Piano e le criticità di Enna
La cabina di regia coordinata da Cocina sta monitorato gli appalti affidati a 23 enti attuatori, Comuni, società di gestione del servizio idrico e consorzi di bonifica. Ma i tecnici stanno lavorando anche a un secondo Piano da 20 milioni di euro, stanziati dalla Regione. “Serviranno – anticipa Cocina – a eseguire nuovi lavori di scavo dei pozzi, a ripristinare alcune sorgenti e rendere funzionali gli impianti delle varie province”.
Contemporaneamente, l’emergenza attanaglia Enna, con l’esaurimento della diga Ancipa si spera nelle piogge, o in ulteriori misure a sostegno delle forniture idriche nelle abitazioni.
Agricoltura a secco
Altro capitolo è quello delle forniture irrigue per l’agricolture, ridotte al lumicino. Precedenza alle abitazioni e alla zootecnia, ma le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno ulteriormente aggravato lo scenario ipotizzato a marzo: gli agrumenti sono a rischio come gran parte delle colture.