Politica

I due sorrisi, la corte, la durezza: Renato Schifani ‘pigliatutto’

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07 Maggio 2023, 13:27

4 min di lettura

(Roberto Puglisi) Eravamo nelle vicinanze del Natale 2022. Renato Schifani aveva ancora molte gatte da pelare. Il presidente si concesse alle suggestioni di una chiacchierata e affrontò gli argomenti più spinosi senza reticenze. Commentò i dissapori con Miccichè – chiamiamoli così -, rammaricandosi dell’incomunicabilità con l’amico di una volta. Disse di essere stato sorpreso dalla sua stessa candidatura alla presidenza della Regione.

Rammentò i suoi brillanti studi scolastici e consegnò un motto alla breve posterità di questi giorni: “Io non sono venuto per riposare“. Un segnale ai naviganti: attenti, il fatto che sia stato presidente del Senato – ecco il messaggio di semplice decodificazione – non significa che sarò un ‘re travicello’, noncurante dell’orizzonte regionale. Sono seduto sul mio trono democratico per governare e governerò nella pienezza del mio ruolo.

Alla fine di quel pomeriggio di confessioni pubbliche e private, il governatore inanellò due sorrisi. Il primo per accomiatare il suo interlocutore. Il secondo come conseguenza delle sue parole. Scorgemmo, appunto, l’ultimo sorriso e il pensiero fu istintivo: è un sigillo o un suggello per intendere che tutto andrà come deve andare e pazienza per chi…. Magari sarà stata un’esegesi azzardata di sfumature. Tuttavia, risulta che pure altri abbiano notato la differenza. Infatti, hanno imparato a prendere molto sul serio i diversamente sorrisi del presidente della Regione.

Schifani ‘pigliatutto’

A qualche mese di distanza non c’è dubbio: per l’inquilino del principale Palazzo del potere siciliano le cose non stanno andando male, nello scacchiere della gerarchia interna. L’arcinemico Gianfranco Miccichè – l’unico aspetto in comune con il predecessore, Nello Musumeci – è stato messo in un angolo a riflettere sui gravi errori tattici che ha commesso. La convention palermitana di Forza Italia ha dimostrato che, almeno nelle parate e nelle grandi occasioni, il sole è appena sorto sul regno di Renato, incoronato leader.

E c’è un sintomo inequivocabile che dimostra la forza di un potere, ovvero la sua cosiddetta ‘capacità di attrazione’. Che chiama in causa ideali nobilissimi – come dubitarne – ma che sicuramente sottolinea la forza materiale della calamita di turno. Ecco perché ‘Schifani pigliatutto’ rivendica da sé – con l’astuzia di non esternarlo troppo – il consolidamento di un’esperienza.

Armao, Chinnici, Cancelleri…

Com’è noto, di recente, è approdato in quella corte dagli usci accoglienti Gaetano Armao, già candidato terzopolista alle scorse regionali, nominato esperto per i rapporti con Bruxelles. Lo hanno preceduto l’ex grillino Giancarlo Cancelleri e l’ex eroina del centrosinistra, Caterina Chinnici. Il sospetto che il potere e le garanzie abbiano contato molto nelle scelte personali non è affatto irrilevante. Chiunque, ovviamente, scherma se stesso con l’alibi del del più candido disinteresse, puntando su ragioni alternative e tutte di servizio.

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Per Cancelleri fu una conversione. Per Chinnici fu la moderazione e il timore di vedere i cavalli di Elly Schlein abbeverarsi a qualsivoglia fonte. Per Armao è stata la competenza, o meglio quel suo rappresentare un ‘profilo tecnico’; cioè buono per tutte le stagioni politiche.

Kermesse e polemiche

La neo-arrivata Caterina Chinnici, intanto, ha esordito con successo alla convention milanese di Forza Italia. Ma le polemiche non sono mancate, intorno a una affermazione del governatore siciliano. “L’antimafia – ha detto Schifani – l’ha fatta Silvio Berlusconi con le sue leggi che sono state le più dure, è stato lui a voler stabilizzare il carcere duro, in un partito che ha fatto la vera antimafia, con le leggi e non con le chiacchiere”.

Immediata la replica del vicepresidente della Commissione regionale antimafia all’Ars, Ismaele La Vardera: “È un affronto a chi davvero giornalmente combatte la mafia. Forse il mondo va al contrario ma non posso sentir dire da chi rappresenta la Regione che Berlusconi, compagno di merende di Marcello Dell’Utri, abbia fatto l’antimafia in Italia. Forse il nostro governatore ci reputa stupidi o non so cosa, ma è inaccettabile. Ci troviamo a ridosso della commemorazione per la strage di Capaci, mi auguro che dopo questa uscita infelice il 23 maggio stia a casa”.

I sorrisi e la durezza

Tornando all’incipit, non ci sono soltanto i sorrisi, variamente declinabili nello ‘Schifanismo’. C’è anche la durezza. Giungono all’orecchio dei cronisti radiocronache differite di giunte in cui il governatore, con una espressione tagliente o secca, ha tacitato le obiezioni. E lo stesso trattamento Miccichè conferma le indiscrezioni. La tattica è stata differente dall’ira musumeciana e dai suoi assalti d’impeto. Schifani ha agito in contropiede. Ha atteso che fosse l’avversario a incendiare la miccia della polemica, per, successivamente, infilzarlo ai suoi stessi eccessi dialettici.

Al tempo stesso, stando al manuale del bravo mediatore, fedeltà e amicizia sono attitudini che vanno premiate. Ha riconosciuto Francesco Cascio, coinvolto dallo stesso Miccichè in candidatura a sindaco di Palermo mai inverata: “Sono grato, come ho detto altre volte, al presidente Schifani che mi ha fatto un regalo che avrebbe anche potuto non farmi. Invece mi ha telefonato ed è stato gentilissimo”. Si parla della nomina ai vertici di ‘Sicilia Digitale’.

Se queste sono le premesse, viene naturale riferire che, politicamente, sul regno di Renato, il sole è alto. Ma c’è un convitato di pietra, giova ricordarlo ancora: la Sicilia che ha bisogno di pane e risposte. Una terra resa più friabile, secondo diversi osservatori, dall’incombenza dell’autonomia, sospesa tra il sogno di un Ponte e l’evidenza di una marginalizzazione. Questa è la vera scommessa da vincere – la partita che conta – più che la corte e i quarti nobiliari, autentici o presunti, di chi si affolla all’ingresso per aumentare il numero dei convertiti in cerca di autore. (rp)

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07 Maggio 2023, 13:27

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