La caduta del governo rischia di mettere la parola fine alla Seconda Repubblica. La crisi economica, le turbolenze dei mercati e il pressing internazionale hanno spinto Silvio Berlusconi ad un passo indietro che segna il termine di diciassette anni della storia politica italiana. Un’epoca che, secondo il sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi, più che essere stata dominata dalla figura del Cavaliere è stata caratterizzata “da Antonio Di Pietro e dal dipietrismo, ovvero da quel metodo di liquidazione che si serve di processi giudiziari e non politici”. E sul prossimo governo, il critico d’arte dà un consiglio a Berlusconi: “Non si accontenti del fast food, del piatto pronto: proponga lui un nome alternativo a quello di Mario Monti”.
Signor sindaco, proviamo a tracciare un bilancio di questi ultimi 17 anni. Berlusconi ha commesso degli errori? E se sì, quali?
“Secondo me non ci sono dei punti politici che possano accreditare una responsabilità superiore o diversa rispetto a quella degli anni precedenti di governo. La verità è che c’è stata un’azione particolarmente determinata della magistratura che ha elevato a reati comportamenti discutibili ma non criminali, che ha determinato un effetto dirompente sulla stampa nazionale e internazionale. Un discredito del premier che è stato costretto a passare sulla difensiva. E’ stato messo sul banco degli imputati per una sottile ma continua e perversa diffamazione, non si capisce come abbiamo potuto e possiamo tuttora leggere, per mesi e mesi, notizie che hanno di fatto logorato il governo. Quello che è stato applicato a Berlusconi, sul piano giudiziario, assomiglia molto a quello che Vittorio Feltri ha fatto a Boffo. Non si possono giudicare serenamente gli errori o i meriti di Berlusconi, dal momento che è stato bruciato da un’inchiesta criminale che ha utilizzato le armi della giustizia per screditarlo”.
D’accordo, ma secondo lei non ha commesso alcun errore?
“In linea generale, gli si può rimproverare un fondamentale indecisionismo, ovvero l’incapacità di vedere una cosa giusta e di perseguirla in modo preciso vincendo veti, ostacoli e diversi pareri. Con Tremonti da una parte e Letta dall’altra, Berlusconi non ha mostrato una personalità sufficiente, anche a sbagliare ma con decisione. Quasi su ogni questione non ha mai fatto il passo decisivo. Penso alle intercettazioni, alla giustizia e a quanto poteva essere fatto utilmente. Nessun atto di governo è stato veramente innovativo”.
Berlusconi potrebbe uscire di scena. Lei lo rimpiangerà?
“Io non ho mai rimpianto nessuno, ma se non si va a votare subito e si fa un governo tecnico la gente capirà che nessuno ha la bacchetta magica. Ci si renderà conto che un esecutivo non politico non potrà fare miracoli e, probabilmente tra un anno, si comincerà a rimpiangere Berlusconi”.
La Seconda Repubblica potrebbe andare in soffitta. E’ stata meglio o peggio della Prima?
“Sono stati anni inquinati dal tentativo di scalzare gli avversari, dalla logica punitiva e giudiziaria di Di Pietro che è quella che ha determinato la morte della Prima Repubblica. Non si è riusciti a mettere da parte questa spregevole politica che ha cancellato i partiti per stabilire una contrapposizione fra blocchi, tra buoni e cattivi, tra destra e sinistra, che è insana. Il governo tecnico serve a smentire questa idea sbagliata di dividere il mondo in due, di questo manicheismo di Di Pietro che Berlusconi ha provato a contrastare senza però riuscirci. Il vero protagonista di questi anni non è stato il Cavaliere, ma Di Pietro e il dipietrismo, ovvero quel metodo di liquidazione che si serve di processi giudiziari e non politici. Abbiamo vissuto per anni ani in questo bipolarismo fasullo che ha degradato la classe politica, ridotta a bande di personaggi nominati senza alcuna verifica del loro gradimento elettorale. La mancanza delle preferenze per l’elezione del Parlamento, cosa profondamente anticostituzionale, ha determinato un aborto sostanziale della politica. La Seconda Repubblica è stata basata sui potentati di piccolissimi gruppi di sette, dieci persone che hanno fatto le liste portando dentro i loro. Lo scandalo è il sistema elettorale che è piaciuto a tutti, per primo a Fini, che in nome dell’etica e del principio secondo cui le preferenze si compravano con i soldi, hanno messo in Parlamento di tutto e di più, senza alcuna selezione di classe dirigente. Sarebbe come fare delle nomine per chiamata. Di fatto non vediamo alcuna attività politica, da quando è finita la Prima Repubblica”.
Se potesse dare un consiglio a Berlusconi, cosa gli direbbe?
“Gli consiglierei di rifiutare il diktat della stampa e di Giorgio Napolitano che puntano tutto su Monti, scelto praticamente senza consultazioni. Una procedura irrituale, dal punto di vista delle istituzioni. Non si può decidere senza coinvolgere il partito di maggioranza, che ha il dovere di indicare un’ipotesi per il futuro. Io credo che indicare un altro nome diverso da Monti sia una delle possibilità. Berlusconi dovrà decidere se accettare passivamente il fast food, il piatto pronto offertogli, oppure valutare altre ipotesi anche nella prospettiva di non votare subito, che è un’altra cosa che è stata imposta”.