SIRACUSA – Qualcuno tiri fuori le chiavi del tempio di Demetra e Kore per frenare l’incuria. Sta diventando tragicomica la vicenda del sito archeologico di piazza della Vittoria, a Siracusa, testimonianza sacra del V secolo avanti Cristo, sotto sequestro dal 25 luglio scorso per lo stato di degrado in cui si trova. Il vicesindaco è indagato per la mancata tutela e la custodia giudiziaria era stata affidata al sindaco affinché ne curasse manutenzione e bonifica entro 30 giorni.
Di giorni, però, sono passati 40 senza che sia stato effettuato alcun intervento. Le sterpaglie crescono e il rischio incendi aumenta. Le ragioni sono da rintracciare nel rimbalzo di responsabilità tra Comune e Soprintendenza. Al Palazzo di città si dicono pronti a effettuare la bonifica e il diserbo, ma non possono avviare l’intervento perché “la Soprintendenza non ci dà le chiavi”, ha spiegato il dirigente del settore Ambiente del Comune, Vincenzo Migliore. “Abbiamo fatto un sopralluogo nel mese di agosto – ha raccontato -. C’eravamo noi, la Soprintendenza e l’Asp. Abbiamo dato disponibilità a effettuare l’intervento, anche perché così prevede il decreto della Procura che nomina il sindaco custode giudiziario. Però – ha aggiunto – poi è successo che la Soprintendenza non ci ha voluto fornire le chiavi di cui hanno l’esclusivo possesso. Hanno ritenuto necessario dover richiedere l’autorizzazione del magistrato perché l’area è sotto sequestro. Mi è sembrato un eccesso di zelo burocratico – ha concluso il dirigente comunale – visto che nel decreto di nomina della Procura erano già state date prescrizioni precise, quindi qual è la necessità di chiedere ulteriori autorizzazioni?”.
La reazione della soprintendente Rosalba Panvini è di segno opposto: “È che c’entriamo noi?”. “È casa loro – ha spiegato – tanto che la Procura ha chiesto a loro di intervenire, mica l’ha chiesto a noi. La proprietà di quel sito è del Comune di Siracusa, quindi il resto è lapalissiano. Se proprio vogliono – ha concluso – rompano il lucchetto, facciano l’intervento e ne mettano un altro”.
La mattina del 25 luglio scorso erano stati i carabinieri del nucleo per la Tutela del patrimonio culturale di Siracusa a porre sotto sequestro l’area, in esecuzione di un provvedimento del gip Andrea Migneco. Il pubblico ministero Marco Di Mauro, con il coordinamento del procuratore Francesco Paolo Giordano, ha iscritto nel registro degli indagati il vicesindaco e assessore ai Beni culturali Francesco Italia e il dirigente responsabile dello stesso settore, Rosaria Garufi. Si ipotizza il reato di danneggiamento al patrimonio archeologico, storico e artistico nazionale.
“La mancanza di manutenzione ha reso l’area un campo incolto, quasi una pattumiera a cielo aperto e interamente ricoperto dalle sterpaglie in mezzo al quale si fatica a distinguere il profilo di dirti muretto – si leggeva nelle carte del sequestro -. Il provvedimento si è reso necessario anche per il rischio di pericolo di lesione dei beni, derivanti dalle erbacce che coprono il sito, laddove il rischio di una infestazione o di un incendio è altamente probabile”. I 30 giorni sono scaduti, le sterpaglie crescono e un incendio c’è già stato. Prima che il Comune faccia le opere di diserbo e bonifica, che costano cinque mila euro, bisogna capire dove siano finite le chiavi.