PALERMO – Sono stanchi d’attendere una risposta che non arriva sul proprio futuro lavorativo e che, allo stesso tempo, pesa sulla vita delle proprie famiglie. Stiamo parlando dei dipendenti del ‘Las Vegas Bingo’ di viale Regione Siciliana n. 411 che si sono riuniti davanti i locali della nota sala da gioco. Il bingo, uno dei grandi d’Europa, lo scorso novembre venne confiscato poiché lì la mafia riciclava grosse somme di denaro. Durante il sit-in, convocato dalla Fisascat Cisl e dalla Filcams Cgil, i dipendenti hanno lamentato la totale assenza d’informazioni sullo stato di cessione del ramo d’azienda, oltre che la mancata retribuzione di sette mensilità che ha aggravato lo stato di crisi delle loro famiglie.
“Apprezzando il grande sforzo messo in campo dall’Amministrazione Giudiziaria – afferma Mimma Calabrò segretario generale Fisascat Cisl – per portare avanti un percorso di legalità e trasparenza, bisogna mettere l’accento sulla situazione venutasi a creare e che è divenuta, oramai, insostenibile. Ad aggravare la situazione – prosegue la Calabrò – il clima d’assoluta incertezza che aleggia sulla trattative per la cessione del ramo d’azienda e che preoccupa, soprattutto, i lavoratori licenziati, a causa dell’esubero del personale del settore della guardiania, e che sono stati sostituiti da impiegati di una ditta esterna. Auspichiamo di essere ricevuti urgentemente dall’amministratore giudiziario per potere chiarire tutti questi aspetti sapendo che siamo pronti a mettere in campo tutte le iniziative atte tutelare i lavoratori”.
Alla base della protesta c’è infatti anche il licenziamento di 10 dipendenti: “Tra questi – dice Marcello Catalano della Fisascat Cisl – c’è anche il guardiano del locale. Quest’ultimo è stato rimpiazzato dalla ditta di sorveglianza Ksm. Siamo stati diverse volte a colloquio con il vicequestore per discutere il passaggio dell’attività ad un nuovo imprenditore ma a tutt’oggi non abbiamo nessuna novità. Se tale trattativa non dovesse andare in porto chiediamo che l’istituzione di un bando pubblico”.
La recente storia della sala bingo è nota alle cronache giudiziarie. La Corte d’Appello di Palermo confiscò l’anno scorso i locali intestati ai fratelli Casarube, ma nei fatti di proprietà del boss palermitano Nino Rotolo, capo del “mandamento” mafioso di Pagliarelli, che la utilizzava per riciclare il denaro sporco di Cosa nostra. Da quel momento l’amministrazione giudiziara si occupò dell’affitto del ramo d’azienda alla “società Solfin” dell’imprenditore Giuseppe Forello, uno dei signori del “gioco” made in Sicily. Forello si rese disponibile a riassorbire 30 dei 47 lavoratori impiegati nella sala da gioco anche se, negli ultimi mesi, i proclami non hanno lasciato posto ai fatti. Il tempo adesso stringe e gli amministratori giudiziari sono pronti a consegnare i libri in tribunale nel caso in cui dovesse saltare l’accordo con Forello.