PALERMO – L’impresa va bonificata. Dietro la la Face4Job, secondo l’accusa, c’è Benedetto Bacchi. Ecco perché il Tribunale per le misure di prevenzione di Palermo, su proposta del questore Renato Cortese, ha disposto la nomina di un amministratore giudiziario.
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Bacchi, uno dei nomi più noti del settore delle scommesse in Italia, fu coinvolto a febbraio 2018 in un blitz della squadra mobile ed ora è sotto processo assieme a una cinquantina di coimputati. Titolare del marchio “B2875” con sede legale a Malta avrebbe scalato il potere grazie all’appoggio dei boss. Il suo big sponsor sarebbe stato Francesco Nania. Da Partinico si sarebbe spostato con le sue agenzie a Palermo, trovando terreno fertile fra le famiglie mafiose palermitane che con lui siglarono un patto illecito. Non solo scommesse sportive on line, anche siti di casinò gestiti da società con sede all’estero. La parte degli incassi da girare alla mafia variava tra 300 e 800 mila euro all’anno. L’inchiesta era coordinata dai pubblici ministeri Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Roberto Tartaglia.
Lo scorso gennaio, sempre su proposta del questore, a Bacchi e Nania sono stati sequestrati beni per un valore di sei milioni di euro, tra cui il 10% della Face4Job, fondata nel 2013 da un imprenditore di Partinico. Si tratta di una startup innovativa che offre supporto digitale e telematico alle imprese nella ricerca del personale.
Dallo sviluppo di ulteriori indagini patrimoniali condotte dagli agenti della Divisione anticrimine – ufficio misure di prevenzione patrimoniali della questura di Palermo, è emerso che Bacchi abbia reinvestito nella startup una parte dei guadagni illeciti. In particolare tra il 2015 ed il 2016, a titolo di “sovrapprezzo sottoscrizione quota parte capitale sociale”, avrebbe versato più di 300 mila euro (cifra ora sequestrata) frutto dell’attività di riciclaggio e concorso esterno in associazione mafiosa dal medesimo realizzata.
A condurre gli investigatori su questa pista sono stati anche alcuni articoli di stampa, risalenti agli anni 2015 e 2016, nei quali il titolare della società faceva riferimento a un nuovo socio: un imprenditore che ha fatto fortuna nel business del gaming e dei giochi online, che conosceva sin da quando era ragazzo, essendo cresciuti nello stesso paese, a Partinico. Praticamente l’identikit di Bacchi.
Il Tribunale, ritenendo sussistente il rischio di ulteriori infiltrazioni criminali, ha sostituito per un anno i rappresentanti della società con un amministratore giudiziario, il quale, al termine del periodo, valuterà la sussistenza dei presupposti per restituire o meno la gestione oppure se procedere con il sequestro.
“Si tratta, in definitiva, di una misura di prevenzione antimafia che colpisce le aziende che pur non potendosi considerare mafiose – si legge in una nota della questura – risultano aver subito un’influenza da parte di soggetti contigui a Cosa Nostra, che è valsa a rafforzarne la presenza economica sul territorio”.