PALERMO – Quattordici consiglieri della Prima circoscrizione hanno aderito al ricorso al Tar contro le delibere che hanno soppresso l’ufficio Centro storico. Lo si legge in una nota del vicepresidente Ottavio Zacco. “Non hanno aderito il Presidente della Circoscrizione e un consigliere del Movimento 139, per ovvie ragioni politiche, mentre tutto il resto del Consiglio, dopo un confronto organizzato da me con l’avvocato Davide Sisia e Fabrizio Favuzza, portavoce dei cittadini, ha subito condiviso la necessità che il centro storico di Palermo non può essere equiparato al resto della città”, si legge nella nota. “La Circoscrizione – continua Zaccp – ha più volte provato il confronto con il Sindaco insieme i cittadini, organizzando una assemblea a Palazzo delle Aquile, per spiegare quali necessità rendono ancora necessario il settore centro storico, ma il Sindaco ha preferito evitare l’incontro, delegando due assessori che di fatto non avevano libertà di scelte. Oggi a tre mesi dalla soppressione del settore, ci troviamo in circoscrizione con le ordinanze dell’ufficio traffico che non arrivano più, con un ufficio di manutenzione che non ci ha ancora coinvolti per la programmazione del 2014, con un ufficio per il rilascio del suolo pubblico bloccato perché nella distribuzione delle operatività è sfuggito e quindi non si capisce chi è il dirigente che deve firmare le autorizzazioni del suolo pubblico per il centro storico, per non parlare del settore edilizia pericolante, che per chiudere una strada ed emettere una ordinanza di messa in sicurezza ci mette giorni perché il dirigente non è più uno solo. Per questo abbiamo aderito al ricorso al Tar insieme ad alcune associazioni, tra cui Salvare Palermo, Oltre le Mura, Professionisti Liberi, Movimento per la difesa del cittadino, Mandamento Tribunali, Alab, Malaussene. A firmare il ricorso oltre alle associazioni ci sono anche una cinquantina di residenti e 22 tra architetti e ingegneri e alcune ditte di restauri. Al Comune viene contestato l’eccesso di potere, la violazione e la falsa applicazione delle due leggi regionali (la 15 e la 25 del 1993) con le quali la Regione aveva dichiarato di preminente interesse pubblico gli interventi nel centro storico. Con le stesse leggi la Regione aveva istituito l’ufficio stanziando 170 miliardi di vecchie lire da spendere per il recupero di immobili storici”. “Ci sono ancora 25 milioni di euro non spesi, malgrado l’emergenza. La Regione imponeva al Comune di istituire un apposito capitolo per rendicontare queste somme e di potenziare l’ufficio, che già esisteva, attribuendogli una serie di competenze tecniche e budget di 550 milioni di lire. Era un ufficio molto voluto”, spiega l’avvocato Davide Sisia che assieme a Mauro Terranova ha predisposto il ricorso. Le due delibere di giunta, (la 277 del 23 dicembre scorso e la 3 del 15 gennaio), che hanno ridefinito gli assetti organizzativi del Comune e le competenze dei servizi dirigenziali, sono contestate anche perché sfornite del parere del segretario generale, previsto dal regolamento comunale. Nella prima delibera, il segretario generale Fabrizio Dall’Acqua suggeriva di rinviare la trattazione perché inviata al suo ufficio tardivamente. Nel ricorso viene specificato il fatto che il Consiglio sia stato bypassato mentre secondo il testo unico degli enti locali impone che il suo parere venga acquisito. Il ricorso è mosso anche nei confronti di Nicola Di Bartolomeo, capo del soppresso settore”.
Tra i presentatori associazioni, professionisti e 14 consiglieri della Prima circoscrizione.
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