PALERMO- Partiamo dalla fine, da quando una terna supponente regala al Cagliari una rimessa laterale che un guardalinee tifoso del Catania, leghista e anti-calia e semenza avrebbe dato, come era giusto che fosse, al Palermo. E‘ vero che i rossoblu segnano con Thiago Ribeiro dopo mezzo minuto dalla battuta, ma sono i piccoli schizzi di fango che rovinano le partite i campionati. Non è possibile che un professionista in serie A stravolga così palesemente la valutazione tecnica di un episodio solare. E‘ come dare un rigore per fallo di mani del portiere. E‘ successo e adesso diventa dura, per la cacciata di Miccoli, per Gasperini che è andato a rincorrere il signor Valeri, procacciandosi una logica espulsione. Altra occasione persa. Troppi indizi compongono il quadro cupo di una retrocessione possibile.
Ma una bella novità c’è nell’ennesimo pomeriggio più agro che dolce e ha il bel viso da portiere di Stefano Sorrentino. Golchiper si nasce e poi si diventa. E‘ una vocazione che ti porti dentro e che trapela nel fisico, nei lineamenti. Stefano ha un’espressione propizia al tuffo e al coraggio. Ha salvato più volte la rete rosanero, saltando sulle molle come Paperinik. Sorrentinik.
Del resto, è figlio d’arte. Ricordiamo suo padre, Roberto, per avere difeso il Catania in una breve e sciagurata stagione in serie A. Erano gli elefantini di Cantarutti, Luvanor, Pedrihno e Di Marzio in panchina. Roberto Sorrentino volava con i suoi baffetti e la capigliatura intrepida. C’era poco da fare con quella squadretta che chiuse a tredici punti. E con l’Udinese, Arthur Antunes Coimbra, per gli amici Zico, tirò una punizione della sue. La palla cambiò sei volte direzione in venti metri. Quando si adagiò sul fondale bianco, Roberto si smagrì in un interrogativo epocale scolpito negli occhi: come diavolo ha fatto questo qua?
Ora c’è Stefano, anima tigrata di balzi e respinte, arricchita dall’esperienza dei capelli sale e pepe. Smanaccia su Pinilla. Inchioda dopo avere respinto una punizione. Infine alza una diavoleria di Cossu. E ti spelli le mani perché finalmente c’è un portiere in porta. Una buona cosa. E pensi – non ce ne volere Samir – che per arrivare a un Sorrentino ci vorrebbero sette Ujkani. Peccato, gravissimo peccato, non averlo capito prima.